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148 iii - i rimatori pisani

III

Si lagna d’aver perduto la gioia che prima aveva avuto, amando madonna.

Sí dilettosa gioia
non cred’om’nato sia giammai portasse,
di che si contentasse;
ch’altro maggior disio li dà rancura,
5u’ port’alcuna noia,
non potendo complir sua disianza:
che ciascun giorno innanza
e monta in più voler d’omo natura;
und’el non mai si paga né contenta,
IO che suo voler non lenta,
ma cresce disiando maggior cosa,
unde non prende posa,
né perfetta di gioi’ port’allegranza,
che quant’ha più voler, d’aver più ’nnanza.
15Si perfett’allegranza
e compimento portai d’ogni bene:
se considero bene,
sovrano ’n gioia fui...
...e ’n benenanza,
20ch’avea da quella di cui son servente;
che li fosse piagente
parca per sua mostranza il meo servire
né cos’altra di lei più disiando
che leal solo stando
25in lei fermo servire, e ’n ciò che m’era,
che mi donava intera
di gioia benenanza e compimento,
né più d’aver mi montava talento.
E poi com’alcun tempo
30portai si intera e dilettosa gioia,
via maggiormente in noia