Pagina:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu/110

100 ii - i rimatori lucchesi

Per tradimento sono dismaruto,
di qual null’omo potesi guardare;
e son si preso e si forte feruto,
20ch’agio dottanza di poter campare.
Poiché le piaque a quella, e’ ha in podere
la rota di Fortuna permutare,
però le piaccia di me ralegrare:
cui ha saglito, facialo cadere.
25Facia ’n tal guisa che naturalmente
vadan le doglie, che ho non pe’ rasone,
che non è gioco d’essere servente
a chi è meno di sua condizione.
E rason porta di punir li mali,
30però si guardi chi mi tene a dura,
che la pantera ha in sé ben tal natura,
ch’a la sua lena tragon li animali.
S’eo trago a voi non voi’ più star tardando,
ch’io non saccia in che guisa mi trovo:
35ardo, consumo e struggo, pur pensando
com’son caduto e unde e com’mi trovo.
Però ciascun faccia di sé mutanza
e agia in sé fermeza e novo core:
lo fenix arde e rinova megliore,
40non dotti Tom penar per meglioranza.
Però la sesta faccia movimento,
ancor che paia altrui disordinato,
e faccia mostra per avedimento
che ciascun guardi chi siede in mio stato.
45Che ciascun d’alto potesi bassare,
se regimento non ha chi ’l difenda:
lo leofante nuli ’omo riprenda,
se quando cade non si può levare

.