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bra; un Cristo che sfugge a’ suoi persecutori scomparendo sulle nuvole; teste di angeli, colle ali senza corpo; figure ed arte senza vita, discorsi senza parole, imagini senza colorito; la Madonna addolorata; sulle mura la Passione di Cristo; la storia tragica della Cenci; al di là il Ghetto inondato, qui S. Maria del Pianto, e nel mezzo il beato Angelico della pittura moderna.

Volli dire che in questo palazzo Cenci, a pochi passi dal Ghetto e dalla sinagoga degli Ebrei abita Overbeck e vi dipinge suoi santi quasi sotto la ispirazione di Jehovah e dei profeti. Trovansi qui per tal guisa riuniti l’antico ed il nuovo Testamento, e mentre io stava fra il palazzo dei Cenci e la sinagoga, mi pareva propriamente trovarmi a fronte della antica e della nuova legge, del Giudaismo e del Cristianesimo.

Prima del 1847 un alto muro divideva la piazza dei Cenci da quella del Ghetto, che ha pure nome di Piazza delle scuole. Aprivasi in questo la porta principale del Ghetto; mura e porta sono ora scomparsi, ed i materiali giacciono, tuttora in parte al suolo.

Entriamo ora in una delle strade interne del Ghetto stesso; colà troveremo Israello intento ad un incessante lavoro, a continue fatiche. Le donne ebree stanno sedute sulla porta delle loro abitazioni, o nella strada stessa, imperocchè nelle loro stanze, basse ed oscure, mancano di luce, ed ivi stanno assiduamente occupate nello scernere cenci, o nel cucire o fare rappezzi. È incredibile il caos, e la quantità di stracci, e di cenci che si trovano colà. Si direbbe che gli Ebrei abbiano ivi radunati quelli del mondo intero. Stanno ammucchiati davanti alle porte di ogni foggia, di ogni colore, antiche stoffe ricamate, broccati, velluti, cenci di colore rosso, turchino, arancio, bianco, nero, tutti vecchi, laceri, consunti, in mille e mille pezzi. Io non ne ho veduti mai gli uguali, nè in tanta quantità. Gli Ebrei potrebbero rivestirne tutto il creato, e coprire la terra di un manto variopinto, quanto quello di un arlecchino. Gli Ebrei si immergono in quel