Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
- 73 - |
di ugual natura, colla quale gli Arabi in Sicilia accoglievano i re normanni loro signori. Gli Ebrei compivano con lagrime e con lamenti ad ornare il monumento della loro onta, e quando dall’arco di Tito facevano ritorno nel loro sucido Ghetto, certamente si purgavano con lamentazioni geremiache e con preghiere, dall’omaggio che avevano dovuto prestare al vicario di Cristo.
Si deve però fare una osservazione singolare. Nella antica Roma la mitologia pagana trovò mezzo di cacciarsi perfino negli usi e negli atti degli Ebrei, particolarmente nei secoli decimosettimo e decimottavo nei quali dopo Leone X e dopo Raffaello, rinati gli studi delle antichità, i Dei d’Olimpo tornarono in fiore. Ed è propriamente divertente e piena di contraddizione, la tendenza in questo senso, che si può osservare negli Ebrei di Roma, particolarmente nel secolo XVIII che fu l’età aurea del Parnasso barocca. In questo, anche gli emblemi degli Ebrei diventarono mitologici; le loro poesie di omaggio parlavano di Apollo e delle Muse, facendo una strana miscela di antichità pagana e di vecchio Testamento, la quale pareva ed era tanto più singolare, quando si ponesse mente che questi emblema, queste poesie venivano dal popolo d’Israello dedicate ad un Papa. Li maggiori emblemi mitologici si rinvengono in quelli dedicati a Pio VI ed a Pio VII. Vi si vedeva Ercole, dalla cui bocca uscivano le catene d’oro destinate a trarre a sè i popoli, e sotto il versetto biblico: «Le labbra dell’uomo pio, sono ripiene di dolcezza.» Vi si scorgeva il Monte Parnasso fiancheggiato da due terrazzi ricoperti di tappeti, su cui stavano cavalli e muli, i quali mangiavano grano, e sotto il versetto di Giobbe: «Desso ci ammaestra alla presenza degli animali da tiro» il quadro più barocco che immaginare si potesse, Parnasso, muli, e Giobbe tutto confuso. Vi si scorgevano Giunone con un giglio, Atlante che regge il globo, Minerva coll’olivo, un tempio dove stava Mercurio colle tre Grazie, e sotto vi si leggeva: «Non torrà suoi averi a coloro che camminano nella diritta via.»