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V.

L’Anapo e l’Olimpio.

Da Neapoli diramavasi la via Elorica, la quale attraversava le patudi Lisimelia, e Siraca, varcava sur un ponte l’Anapo, al di là del quale sorge il colle Poliene, ed in cima a questo trovansi il tempio di Giove Olimpio, ed una località denominata Olimpio. Tutta questa contrada è abbastanza conosciuta per le storie delle guerre di Siracusa, imperocchè ripetute volte, tanto gli Ateniesi quanto i Cartaginesi si accamparono ai piedi dall’Olimpio, fin verso le sorgenti del rivo Ciane, e sempre vi furono decimati dai malori che sorgevano da quei terreni paludosi. Le poche colonne rovinate, unici avanzi dell’Olimpio, che tuttura sussistono in quella altura, si scorgono a parecchie miglia di distanza, e sono colla colonna che trovasi presso la fonte degl’Ingegneri, e della quale abbiamo fatta di già parola, le uniche che rimangano tuttora in piedi sul territorio dell’antica Siracusa.

Per arrivare colà, e seguire il corse dell’Anapo, il mezzo migliore si è quello di imbarcarsi nel maggior porto, risalendo il fiume a traverso le paludi. Desso sbocca in mare passando sotto un ponte, ed a misura lo si risale il sue letto si va restringendo a segno, di dare a stento passaggio alla barca. Si abbandonano allora i remi, ed i barcaiuoli spingono la navicella coll’aiuto di una lunga pertica, o la rimorchiano per mezzo di una fune. Non ho fatta mai una gita più romantica, che quella navigazione dell’Anapo. Crescono sulle due sponde del fiume fitti giunchi, dell’altezza di ben venti piedi; canne palustri di una straordinaria grossezza, tutte rivestite di piante rampicanti, le quali si stendono pure dalle une alle altre canne, e ricadono in graziosi festoni. La profonda solitudine, la tranquillità dell’atmosfera, il silenzio assoluto,