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formano tuttora una mole di qualche riguardo. Trovansi scavate nel vivo sasso catacombe o gallerie, dell’altezza di nove a dieci piedi, e della larghezza di otto piedi, le quali coi loro corridoi, e con i loro antri sotto terra, formano quasi una seconda fortezza, e che per la loro fortezza hanno dato luogo a sostenere, fossero destinate quelle gallerie a stanza di cavalleria. È probabile che quella fortezza sotterranea si trovasse in comunicazione colla porta di soccorso, che dalla città metteva alla campagna. La mancanza totale poi di vôlte in tutte quelle opere, l’uso esclusivo della linea retta in tutte le loro parti, prova incontestabilmente la loro origine greca.
Dalle rovine di Labdalo si scorgono i dintorni di Epipola, seminati tutti dei massi voluminosi delle mura di Dionigi, delle rovine della fortezza, di sassi rotolati giù dall’altura, ed ivi pure si trovano latomie di bizzarra struttura, le quali vuolsi siano quelle, dove Dionigi tenne prigione Filosseno, e dove questi compose suoi Ciclopi. Furono tolti di qui materiali di costruzione per parecchie città, e tutte le fortificazioni attuali di Siracusa vennero eseguite coi ruderi delle mura di Dionigi, in guisa che Carlo III di Borbone, vuole essere considerato qual vero distruttore dell’antica città. Nel visitare tutte queste cave, tutte queste rovine non si può a meno di essere compresi di stupore, per la enorme copia di ottimo materiale di costruzione estratto da questo suolo; l’abbondanza di quella bella pietra, che si lavora con tanta agevolezza collo scalpello, non potè a meno di avere facilitato l’estenzione della città, come più tardi avvenne per la stessa causa di Napoli, e de’ suoi sobborghi.
Per un ripido sentiero si sale in cima all’Eurialo, che domina tutta la pianura siracusana. Il suo nome melodioso, risuona appropriato in questa solitudine. Un povero villaggio si formò a piedi del monte, e sovra a questo sorge un telegrafo. Non si trovano colà altre rovine, che di una cisterna, e di alcune mura antiche di dubbia origine, ma basta vedere il luogo che domina tutta quanta