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prima quando salì al trono, la seconda quando cadde gravemente ammalato, la terza quando ritornò vittorioso di Germania.

E quando agl’imperatori sottentrarono i Papi, mutarono bensì le forme, ma non l’essenza delle cerimonie. Ad ogni elezione di Pontefice i rappresentanti della corporazione israelitica di Roma si portavano col Pentateuco in ispalla sulla strada per la quale doveva il Papa fare la sua entrata solenne. Dessi erano considerati, secondo l’espressione di S. Gerolamo, quasi i bibliotecari della religione cristiana, imperocchè avevano conservata nell’arca di alleanza l’antico testamento, o, per parlare con più esattezza, la legge; e mentre si accostavano al novello Papa per implorare la sua protezione, dicevano ciò fare in parte perchè i padri loro avevano fatto altrettanto cogl’imperatori, in parte perchè aspettando dessi sempre il Messia che li dovesse liberare dalla schiavitù, ogni nuovo Papa poteva essere quello destinato a rompere il loro giogo.

A principare da Callisto II, il quale nel 1119 accolse tale omaggio dagli Ebrei, esistono notizie di ognuna di cotali cerimonie. In tutte portarono gli Ebrei il Pentateuco in ispalla andando incontro ad Eugenio III, Alessandro III, Gregorio IX, cantando le loro lodi. Cancellieri, nella sua opera, Storia dei possessi, ne dà la minuta descrizione, tolta dai diari dei maestri di cerimonia della corte pontificia.

La località dove gli Ebrei si presentavano al Papa, non fu sempre la stessa. Nel principio del medio evo fu la regione del Parione, una delle più antiche e delle più ragguardevoli di Roma, al di qua del ponte di Adriano, dove gli Ebrei aspettavano il Pontefice, quando faceva ritorno dalla basilica Lateranense. Se ne trova fatta menzione nella poesia antica in lingua latina del cardinale Giacomo Stefaneschi, la quale descrive le feste solenni, che ebbero luogo nel 1295 per la elezione di Bonifacio VIII.

Fin d’allora la cerimonia della prestazione d’omaggio