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di rara grazia, e bellezza. La figura di Fedra svenuta sulla sedia, è di una vaghezza ideale; dietro sta la nutrice nell’atto di toglierle i veli; una donna sostiene il braccio diritto cadente della svenuta; il braccio sinistro trovasi innalzato nell’atto di difesa contro Amore, che si prepara a scagliare il colpo. Lo scultore seppe esprimere in modo ammirabile la causa del languore, la passione amorosa, come parimenti la lotta morale che si agita nell’anima di Fedra, nella descrizione della quale Euripide non fu solamente sublime, ma liricamente grazioso accanto Calderono. Due giovani e belle figure di donna, presentano a Fedra, quasi a sollievo ed a conforto la cetra, ed anche questo motivo è graziosissimo; le figure poi sono fine, leggiere, nel genere di quelle degli affreschi di Pompei. Trovansi riuniti in questa scene i più vivi contrasti; la debolezza di Fedra, la devozione delle sue donne, della vecchia nutrice; l’inconscia ingenuità delle citariste, ed in complesso il tutto forma un bel quadro. La fisonomia malinconica in particolare di Fedra, è graziosissima. È un piccolo poema amoroso, e questa composizione può stare al paro di quanto offrono di meglio gli affreschi di Pompei. La terza scena sur uno dei lati più lunghi del sarcofago, rappresenta Ippolito a cavallo colla lancia in mano attorniato dagli amici, e dai cani; desso tiene il capo inclinato in atto di mestizia; la nutrice gli partecipa l’amore colpevole della matrigna. Il basso rilievo dell’ultimo lato più breve, è meno perfette degli altri. Ippolito giace a terra precipitato dalla biga. L’auriga fa ogni sforzo per trattenere i cavalli furenti, e dietro al carro si scorge appena abbozzato il mostro marino.
Parecchie teste e figure di questi bassi rilievi sono danneggiate, ma in complesso il sarcofago trovasi abbastanza ben conservato, ed in mezzo a tutte le pitture e statue di cattivo gusto che stanno nella chiesa, in presenza della mitologia cristiana, con tutti gli errori de’ suoi martiri, quell’opera antica, semplice, produce una grata impressione, e vale dimostrare le superiorità dell’arte greca, su quella cristiana.