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sei in larghezza; del diametro di quattro palmi e mezzo, e della altezza di ventitre palmi e mezzo. Essendosi rinvenuti frammenti di tutte singole le parti di questo bello edificio, fu agevole, riunendole, formarsi una idea del complesso. Era policromo, e si vedono tuttora avanzi di pittura sopra alcuni frammenti. La cornice era graziosissima, ed ornata di teste di leone. Serra di Falco ritiene che il tempio era fuori di dubbio di origine greca, ma che era stato ristaurato dai Romani.
L’ultimo monumento della serie a mezzo giorno verso ponente, si è il così detto tempio di Vulcano, cumulo di rovine dalle quali non sorgono che due tronchi di colonne scannellate di lavoro romano.
Ritornando verso il tempio di Ercole, e passando per la parte a mezzodì nelle mura della città, la quale lascia vedere le traccie di una antica porta verso il mare, Porta aurea, trovasi, appena fuori delle mura, la tomba di Terone. È questo un monumento di forma quadrata, in pietre calcari lavorate, a due piani; il primo rozzo, e separato dal secondo per mezzo di una cornice, il secondo lavorato con più diligenza, e sormontato da un terrazzo. Ad ogni angolo si scorge una colonna scannellata con un capitello ionico, ed una base attica. Secondo ogni probabilità, questo monumento è una tomba dell’epoca romana, e potrebbero anche aver ragione coloro i quali ritengono sia stata eretta ad un cavallo. Gli olivi che lo attorniano lo rendono molta pittorico, e stando colà di dove si scorgno le antiche mura della città, le rovine dei tempii, il fiume Akraga ed il mare, inondati di sole, si gode una vista propriamente stupenda.
Più a mezzogiorno, verso il mare, si vedono ancora le rovine del tempio di Esculapio, dove sorgeva un tempo la bella statua di Apollo opera di Minore, che Imilcone aveva fatta trasportare a Cartagine, e che restituita da Scipione agli Agrigentini, era poi stata loro con tante altre derubata da Verre.
Sono queste tutte le reliquie che rimangono da questo