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non che l’impresa andò fallita, ed Agrigento cadde di bel nuovo nelle mani degli Africani.
In quel torno circa, Finzio erasi prodotto qual tiranno, e ricordava Falaride, ma gli Agrigentini lo cacciarono, e si diedero a Pirro re d’Epiro, del quale però poco durò la signoria. Agrigento tornò ancora una volta ad essere Carlaginese, ed una delle località più importante di questo popolo, nelle sue guerre contro i Romani, imperocchè ivi continuarono gli Africani a mantenersi, anche dopo aver perduta Siracusa. Nella prima guerra punica troviamo di bel nuovo in Agrigento un Annibale, figliuolo di Giscone, con cinquanta mila uomini, e la città potè ancora armare un venticinque mila soldati. I due consoli Lucio Postumio e Quinto Emilio, strinsero Agrigento d’assedio, sostenendo Annibale splendida difesa. Ma sconfitto Annone, che si avanzava in soccorso della città, dovettero i Cartaginesi abbandonarla. Allorquando i Romani, che vi erano stati attorno ben sette mesi, penetrarono in quella, trucidarono gli abitanti, e si diportarono in modo più barbaro di quanto si fossero diportati gli Africani sotto Imilcone. Gli abitanti scampati alla morte furono ridotti in schiavitù, e ciò avvenne nell’anno 262 prima della nascita di Cristo. Poco dopo però, cadde Agrigento in potere del capitano cartaginese Cartato, il quale vi pose il fuoco, e la devastò. Non cessò però totalmente di esistere, imperocchè, caduta Siracusa, troviamo che si stostennero ancora in Agrigento Epikide, Annone e Mutina. Mutina era un abitante d’Ippona, che Annibale il grande aveva mandato in Sicilia dall’Italia, e che compì alla testa della cavalleria cotanto ardite imprese, in guisa che tutta l’isola fu piena del suo nome. Annone invidioso gli tolse il comando, e Mutina per vendetta tradì, consegnando Agrigento, coll’aprire di notte tempo le porte al console Lavinio. Annone ed Epikide cbbero tempo a salvarsi per mare. I Romani trattarono ancora questa volta con crudeltà Agrigento, fecero battere colle verghe i principali cittadini, dopo di che troncarono loro la testa; gli altri vennero posti in vendita quali schiavi.