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gnificazione della salute nell’avvenire, non che i mezzi possibili di guarire ogni qualunque infermità.»
La filosofia della natura, in cui Empedocle era maestro. non rimase per esso una mera astrazione, rivolse le sue idee al problema della vita, e fu medico distinto. Aveva liberata Selinunte dalla peste, e le sue guarigioni erano cotanto miracolose, che si disse fosse perfino riuscito a risuscitare morti. La medicina era diventata una delle scienze predilette dei Siciliani, ed altri nomi di grandi medici si citano, oltre quello di Empedocle, e fra gli altri quelli di Ponsania suo amico, e di Acrone di Agrigento suo rivale. Più tardi furono rinomati nella medicina Erodico fratello di Gargia, ed al tempo di Aristotele, Menecrate di Siracusa. Questi non la cedeva punto ad Empedocle per vanità, e si narrano sul conto di lui, storie le più ridicole. Non accettava mercede per le sue cure, ma richiedeva che gli ammalati che aveva guariti si chiamassero suoi schiavi. Dopo aver guarito con cura felicissima due ammalati molto gravi, volle lo seguissero dovunque. Aveva imposto nome all’uno Ercole, all’altro Apollo, e tolto per se quello di Giove. Ateneo narra, avesse una volta scritta a Filippo di Macedonia la lettera seguente.
«Menecrate Giove, a Filippo salute! Tu regni nella Macedonia, ma io regno nella medicina. Tu conosci quelli che è bene lasciar morire, ma io posso fare che gli ammalati riacquistino la salute, e diventino vecchi, purchè mi obbediscano. Le tue guardie sono i Macedoni, le mie le persone che ho guarite; imperocchè, io Giove, ho loro ridonata la vita.»
Filippo rispose.
«Filippo augura a Menecrate, mentre sana. Io ti do per consiglio di fare un viaggio ad Anticira.»
Plutarco pure, narra che ad una lettera scritta da Menecrate ad Agesilao di Sparta in senso uguale, questi rispondesse parimenti, «Agesilao a Menecrate, mente sana.» Si scorge che la ciarlataneria cominciava invadere il campo delle scienze naturali, di cui la Sicilia era patria, nella