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leoni, i quali tengono nelle loro zane figure di schiavi, ed il tutto posto sopra un basamento di tre gradini, trovasi sormontato da un tempietto sostenuto da colonne.
Nel 1491 il vicerè spagnuolo Ferdinando di Acunha, si arrischiò ad aprire quelle tombe. Alla presenza degli arcivescovi di Palermo e di Messina, e del senato palermitano, fece aprire i due sarcofagi di Arrigo VI, e di Costanza di Aragona, e soltanto per la disapprovazione manifestata da tutti gli astanti, si trattenne dal farne altrettanto colle altre tombe. Allorquando nel 1784 il duomo fu per mala sorte ristaurato, tutte quelle tombe si trovavano tuttora in una cappella a fianco del coro; vennero allora trasportate dove attualmente si vedono, ed in quella occasione vennero tutte aperte. Il principe di Torremuzza, il quale si trovò presente l’11 agosto alla loro apertura solenne, dice nella sua vita. «I cadaveri di Ruggero I, di Arrigo VI e di Costanza consorte di questi, si trovarono pressochè distrutti e consunti, e nulla di notevole si ebbe ad osservare nei loro ornamenti; per contro le salme di Federico II e di Costanza II eccitarono la generale ammirazione per la ricchezza dei loro abbigliamenti, e per la qualità di gemme che erano state sepolte coi due principi. Sulla corona di Arrigo VI o sulla camicia che Federico II portava sotto le altre sue vesti si trovarono parecchi caratteri arabi cufici a ricamo, dei quali fu tolto esatto disegno che a mio suggerimento venne spedito al professore Tichsen in Butzow per averne la spiegazione.»
Le parole del principe non concordano pienamente colla notizia pubblicata dallo storiografo napoletano Daniele, intitolata I sepolcri del duomo di Palermo illustrati. Secondo questa, il cadavere di Federico II si sarebbe trovato rivestito di abiti magnifici e ben conservato, quantunque poco decorosamente si fossero collocati nella stessa tomba due altri cadaveri, uno dei quali fu ritenuto di Pietro II di Aragona morto nel 1342, e l’altro non si potè riconoscere. La corona dell’imperatore, ornata di perle, posava sopra un guanciale di cuoio, ed a sinistra del suo capo stava lo