Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/620


— 268 —

Sulle pareti esteriori, nelle porte, nelle finestre, nelle fasce, nelle cornici, l’occhio è rallegrato dovunque da graziose, sculture, dalle forme fantastiche di colonne, di merli. Il maggiore lavoro trovasi nelle porte, e sono principalmente da ammirarsi i ricchi rabeschi della porta maggiore, e lo stile di quella sul fianco meridionale della chiesa. Il portico risale al 1430. Desso è formato di tre archi a sesto acuto, i quali riposano sopra quattro colonne, ed è di affetto molto pittorico. Sulle pareti interne dell’atrio si scorgono due sculture moderne, le quali rappresentarono l’incoronazione di Carlo III e di Vittorio Amedeo di Sardegna, il quale fu per pochi anni re di Sicilia.

Nell’interno la chiesa di semplice e piacevole aspetto, ma interamente rimodernata, è a tre navate a forma di croce latina, con archi a sesto tondo, sostenuti da pilastri. Le cappelle e gli altari sono sopracarichi di ornati del gusto il più barocco. Il marmo ed il porfido vi sono prodigati, ma non vi esistono nè sculture, nè pitture di pregio, ad eccezione dei due acquasantini in marmo, di buon lavoro, uno dei quali è della scuola di Antonio Gaggini, discepolo di Michelangelo, ed uno dei migliori scultori della Sicilia. Sonvi nel duomo parecchie opere di questo artista di merito, particolarmente alcuni monumenti sepolcrali nella cripta sotterranea. Venne questa edificata al tempio dei Normanni, ed ha conservato tutto il suo carattere antico di basilica ad archi a sesto acuto, sostenute da voluminose colonne di granito. Stanno tutto all’intorno, lungo le pareti, le tombe degli arcivescovi di Palermo, consistenti per la maggior parte in sarcofagi di mediocre lavoro romano, sui quali vennero collocate posteriormente le figure distese dei prelati. L’aspetto semplice e severo di quell’edificio, produce in complesso una impressione favorevole.

La cosa però più pregevole del duomo, sono le tombe dei re della stirpe normanna, e di quella di Hohenstaufen, monumenti della storia di Sicilia, e ad un tempo di quella di Germania. Stanno in una cappella della navata a diritta,