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bizantino di comprendere la divinità, tradizioni tuttora pagane. Questo tipo ci porta in un ordine di idee, il quale ci riesce più estraneo che la stessa antichità pagana. Rappresenta una astrazione terribile, la quale esclude ogni idea di umanità, di imaginazione, di vita. Tali fisionomie del Cristo producono in certo modo l’impressione del capo di Medusa. Io non le posso comtemplare, senza vedervi rappresenta, quasi in uno specchio, la storia della Chiesa; vi scorgo l’ascetismo fanatico, il monachismo, l’odio contro gli Ebrei, la persecuzione degli eretici, le lotte dogmatiche, la supremazia dei Papi. Nessun’altra cosa rappresenta meglio, sotto forma simbolica, la potenza positiva e negativa della religione cristiana. Nessuna cosa può meglio spiegare lo sviluppo dell’arte cristiana nel progresso dei tempi, che il confronto di un Cristo bizantino, colle teste del Salvatore di Raffaello, o di Tiziano; esprimono i limiti estremi del modo di comprendere, e di rappresentare il tipo religioso.

Non farò parola di altri mosaici, come della Vergine col Bambino, in mezzo alla cappella centrale, e di fatti della vita di Cristo. In generale si deve osservare che nel santuario predomina il carattere patetico, sopranaturale, religioso, astratto, in sublime grado. Nella riproduzione per contro dei fatti dell’antico testamento, l’arte si fa più umana, assume un carattere meno severo, talvolta quasi ridente; scende a rappresentare pure piante, animali. Si entra nella sfera della natura, della storia della umanità. Parecchi di questi quadri, sono di una ingenuità primitiva. Citerò, a cagion d’esempio, il sacrificio d’Isacco rappresentato con una semplicità caratteristica. Isacco trovasi steso sopra una catasta di legno; Abramo lo ha afferrato per il capo, e solleva un coltellaccio lungo quanto la metà del corpo del ragazzo; dietro a lui stanno due uomini con bastoni nodosi, al di sotto si vede un cavallo sellato, ed in alto, si scorge un angelo in atto di volare. Il disegno è spesso difettoso, e negli animali particolarmente, rivela una grande imperizia; i dromedari a cui Rebecca