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nelle condizioni in cui la novella dominazione dei Normanni si trovò di fronte alla religione di Maometto. La religione cristiana risorse allora trionfante in Sicilia, riacquistando tutto il terreno perduto. Stupende chiese, capi d’opera di un’arte la quale continuava ad obbedire alle ispirazioni dell’Oriente, sorsero in parecchi punti, monumenti della recente vittoria riportata dalla religione di Cristo, su quella di Maometto.
Già una volta, in condizioni poco meno che identiche, era sorto il primo periodo della architettura in Sicilia. Gli Eleni avevano sconfitto appieno nella battaglia d’Imera i Cartaginesi che avevano invasa tutta la Sicilia; e nella ebbrezza della vittoria avevano disseminata in tutta quanta l’isolaa ffrancata, le loro stupende costruzioni. Gli Dei della Grecia, Giove, Apollo, Cerere e Venere, avevano atterrato il Moloch Africano, ed anzi il contrasto della civiltà, e della religione fino dei Greci, colla barbarie africana erasi pronunciato in modo meraviglioso, avendo fra le altre condizioni di pace imposto Gelone di Siracusa ai Cartaginesi, quella, di dovere cessare per sempre, dai sacrifici umani.
Dopo più di quindici secoli si ripetè un fatto identico, nel secondo grande periodo architettonico della Sicilia, fatto storico, degno di osservazione, che nessun altro paese può porgere, e che prova ad un tempo, come la civiltà umana si svolga secondo le leggi eterne immutabili nella sostanza, varie nella forma, per piegarsi ad esprimere ogni mutata indole di tempi. Nella stessa guisa che i Greci nel primo periodo costrussero i tempi famosi di Segesta, di Selinunte, di Agrigento e di Siracusa, i Normanni, dopo aver liberata la Sicilia dai novelli Cartaginesi, innalzarono le splendide cattedrali di Monreale, di Palermo, di Cefalù e di Messina. Nel primo periodo la civiltà aveva presa la sua direzione verso il mezzodì, e non si era guari estesa nel settentrione dell’isola; nel secondo periodo per contro, si sviluppò nel settentrione, mentre le contrade a mezzodì, e verso levante, rimasero in decadenza.