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Anche la volta della cappella palatina, è riccamente ornata di dorature, di pitture, di rabeschi, i quali accrescono l’impressione misteriosa prodotta da quel tempio. Nel 1798 fu scoperta nella volta di questa cappella, una lunga iscrizione araba, tracciata e con caratteri cufici, in venti grandi compartimenti, o cassettoni, la quale, per quanto fu possibile dicifrarla, si riferiva al fondatore della cappella, ed al tempio stesso, con espressioni esagerate di encomio, e di desideri di durata. E siccome questa iscrizione, al pari di tutte le altre arabe che si leggono nelle chiese di Palermo sono di origine cristiana, fa senso trovare adoperate con tanta ingenuità nei tempi cristiani la lingua e le parole del Corano, e ciò tanto più nell’epoca precisa, in cui il fanatismo religioso dei Crociati, era pervenuto al suo apogeo. Come ben si può comprendere, nessuna di queste iscrizioni è tolta testualmente dal Corano, ma nello adoperare le parole ed i caratteri arabi, anche le espressioni serbarono una cerla impronta mussulmana. La lingua araba a quell’epoca non era punto ritenuta meno nobile della greca, e l’Oriente per intelligenza, per civiltà, era superiore di gran lunga all’Occidente. Buona parte della cognizione della letteratura greca era stata rivelata all’Occidente per mezzo della lingua araba. Il pensiero orgoglioso di avere soggiogato una parte della razza araba, come parimenti la predilezione del popolo per le usanze, per i costumi stranieri, non che la prudenza politica, possono avere contribuito all’uso ufficiale della lingua araba. I caratteri orientali hanno un non so che di enigmatico, di misterioso, ed essendo già per sè belle figure geometriche, si prestano mirabilmente all’ornamento delle pareti e delle colonne di queste basiliche Siciliane, le quali formano un nesso tra il Cristianesimo, e l’Oriente, nella stessa guisa che quelle di Roma lo formano, tra il Cristianesimo ed il Paganesimo.
Negli archivi della cappella palatina si conservano numerosi diplomi greci, latini, ed arabi, del periodo normanno, non che una preziosa cassetta circondata di iscrizioni in caratteri cufici.