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una lettera a Pietro, tesoriere della chiesa di Palermo, nella quale lamenta i mali che stanno per piombare sulla Sicilia, e contemporaneamente dà un’idea della bellezza di Palermo. La sua lettera rivela un odio fanatico contro i Tedeschi. Dopo avere dirette ardenti apostrofi ai Normanni, che in Messina ed in Catania stavano lottando contro i barbari si rivolse a Siracusa sclamando: «Dovranno dunque essere ridotti a servire ai barbari quegli antichi nobili di Corinto, i quali abbandonata la loro patria, venuti in Sicilia cercando località adatta ad edificarvi una città finirono per fissarsi sulla costa più amena dell’isola, innalzando al sicuro le sue mura, fra porti che non hanno gli uguali! A che ti vale ora l’antico splendore de’ tuoi filosofi, dei poeti, che si aspirarono alla tua fonte profetica! A che ti vale avere scosso il giogo di Dionigi tiranno, e de’ suoi pari! Sarebbe stato per te minor danno, il sopportare la rabbia di desposti siciliani, che la tirannia di un popolo barbaro e crudele. Guaia a te, guaia a te Aretusa, sorgente cantata da nomi illustri, la quale dopo avere ispirato i vati, sei ridotta a temperare l’ebbrezza degli Alemanni, ed a sopportare le loro sporcizie!» La lettera di Falcando è documento importante per le condizioni di Palermo ai tempi dei Normanni; l’autore sclama in essa: «Chi potrà vantare abbastanza la bellezza degli edificii di questa città illustre! Chi l’abbondanza delle fontane che sgorgano dovunque? Chi la bellezza seducente degli alberi sempre verdi? Chi gli acquedotti, i quali provvedono in abbondanza a tutta quanta la città, l’elemento salutare?»
Già prima di Falcando Ibn-Hankal di Bagdad aveva data, circa la metà del secolo X, una descrizione di Palermo in un’opera geografica, descrizione che venne pubblicata tradotta in francese, da Michele Amari a Parigi nel 1845. Quello scritto non è di gran mole, ma però di un certo pregio. L’autore divide Palermo arabo in cinque quartieri. Nell’Al-Kassar (la Paleopoli di Polibio) fa menzione della grande Moschea solenne, antica cattedrale dei Cristiani, nella quale gli si fece vedere una cappella, in cui la tomba