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oggetti preziosi. Allorquando Arrigo VI entrò in Palermo, fu colpito dalla splendidezza e dalla magnificenza di quella città, e trovò nel palazzo dei re normanni vari tesori in oro, gemme, drappi serici, che fece imbarcare. Arnoldo abate di Lubecca dice: «Entrato Arrigo nell’aula del morto Tancredi, vi trovò letti, sedili, tavole in argento; vasellami in oro finissimo. Trovò pure tesori nascosti, pietre preziose, gioielli stupendi, in guisa che caricò centocinquanta bastie da soma d’ori, d’argenti, di gemme, di drappi serici, facendo ritorno in patria ricco e glorioso.»

Fu in questa occasione, che venne portato in Germania il manto preziossimo tessuto in seta con caratteri arabi, che aveva servito all’incoronazione di Ruggero I, il quale nel 1424, per ordine di Sigismondo imperatore, fu riunito in Norimberga agli altri gioielli dell’impero, e che fu ritenuto comunemente per il palladio di Carlo Magno.

Reynaud ha dato di recente la traduzione seguente del iscrizione araba che si legge sul manto di re Ruggero: «Tessuto nella fabbrica reale, nella sede della felicità, della illustrazione, della gloria, del compimento della durata del ben essere, della buona accoglienza, della fortuna, dello splendore, della riputazione, della bellezza, del compimento di ogni desiderio, di ogni speranza; del piacere, del giorno e della notte, senza interruzione, senza variazione, col sentimento dell’onore, della devozione, della conservazione, della simpatia, della felicità, della salute, dell’aiuto, della soddisfazione, nella città di Sicilia nell’anno 528 (1133 dell’era volgare).» Questa tronfia, pomposa e ridicola iscrizione, di stile tutto orientale, sul manto solenne d’un re normanno, basta a provare quanto si compiacessero i Normanni in Sicilia conformarsi agli usi, ed ai costumi degli Arabi.

Ci rimane di quei tempi singolari una delle più antiche descrizioni di Palermo, quella del normanno Ugo Falcando, il quale visse vari anni a Palermo durante il regno di Guglielmo il Malo, quindi fece ritorno in Normandia. Mentre la dinastia di Ruggero stava per spegnersi, desso scrisse