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contro il feudalismo, e contro la prepotenza indomabile dei nobili. Nessuna dinastia del resto potea mantenersi a lungo su quel suolo volcanico di Napoli e della Sicilia; tutte furono d’origine forastiera; tutte vennero in possesso del paese in modo avventuroso, tutte finirono miseramente, ed il più soventi per tradimento. Guglielmo II del resto fu totalmente dissimile dal padre, e la posterità gli confermò il nome di Buono, che il clero che gli aveva assegnato per gratitudine. Mentre Guglielmo il Malo viveva come un maomettano, e si fabbricava voluttuosi palazzi e giardini, Guglielmo il Buono fondava chiese e monasteri. Sono dovuti a lui parecchi monumenti dell’architettura religiosa ai tempi dei Normanni, e particolarmente il rinomato duomo di Monreale, e la cattedrale di Palermo. Morì il 1.° novembre 1189 in età di soli trentasei anni.
Della stirpe di Ruggero I non rimaneva più che un bastardo, Tancredi conte di Lecce, figliuolo naturale di Ruggero primogenito del re Ruggero, premorto al padre; ed inoltre Costanza, figliuola pure di re Ruggero, la quale aveva sposato l’imperatore Arrigo VI. Erede legittimo pertanto delle due Sicilie sarebbe stato questo imperatore; se non che il partito nazionale fra i Siciliani si rivolse a Tancredi, e lo chiamò sul trono. Il conte di Lecce venne dalle Calabrie, e si fece incoronare a Palermo nel 1190; questo prode bastardo ebbe molti punti di rassomiglianza col re Manfredi, vissuto dopo di lui; come questi fu colto d’ingegno, poeta, musico, versato nelle scienze matematiche, ed astronomiche, che gli Arabi avevano diffuse in que’ tempi; al pari di Manfredo fu generoso, ed infelice. Riuscì vittorioso nei primordi della guerra che ebbe a combattere contro i Tedeschi di Arrigo, per assicurarsi il possesso del suo regno, ed anzi Costanza stessa, consorte dell’imperatore, cadde nelle sue mani, ma desso la trattò con cortesia cavalleresca, rimettendola generosamente in libertà.
Pareva che la nobile schiatta dei Normanni volesse rifiorire in Tancredi, imperocchè desso aveva pure due figliuoli Ruggero e Guglielmo. Aveva Tancredi dato in