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scorse poco a poco, e si sostituì all’Islanismo. Era quello quasi scomparso nelle città, ma nell’interno dell’isola, ritirandosi nei monti, erasi mantenulo vivo, contrastando per quasi centocinquanta anni il terreno agl’infedeli.
I Normanni, per considerazioni politiche, furono tolleranti verso i Saraceni, ed in nessun’altra contrada mai Cristiani e Maomettani vissero tanto d’accordo. I conquistatori, pochi per numero, scomparvero quasi nella popolazione saracena, che seppero guadagnare a sè, trattandola con dolcezza. Accettarono le arti e le scienze degli Arabi; nei loro edifici unirono lo stile arabo, e la stessa corte cristiana prese una tinta araba, circondandosi di guardie saracene, di eunuchi, e vestendo dessa pure alla turca. Allorquando Mohamed-Ibn-Djobair di Valenza visitò la Sicilia sullo scorcio del secolo XII lodò il re Guglielmo per il suo amore per l’Islamismo. Il re, dice egli, legge e scrive l’arabo, ed il suo Harem è composto di donne mussulmane. Suoi paggi e suoi eunuchi sono mussulmani. Il viaggiatore trovò le donne di Palermo belle, voluttuose, vestite completamente alla turca, e nel vederle i giorni festivi nelle chiese, in abiti di seta gialla, con eleganti mantiglie, con veli di colori vivaci, con cantenelle d’oro e con grandi orecchini, dipinte e profumate nè più nè meno che le donne d’Oriente, ricordò i versi del poeta «Per verità, quando si entra in un giorno di festa nella moschea, vi si trovano le gazzelle e le antilope.»
La lingua araba continuò ad essere non solo insegnata ma adoperata pur anche nei diplomi; e nelle chiese stesse dei Cristiani, dove si leggono ancora oggidì nei mosaici. sulle colonne, iscrizioni arabe le quali non vennero punto dettate dai Saraceni, ma dai re e dai vescovi cristiani, i quali innalzarono que’ tempii. I Normanni trovarono in Sicilia le lingue seguenti, la greca degli antichi Elleni, e dei Bizantini; la latina degli antichi Romani; e nella bocca del popolo la lingua volgare, la quale non tardò a diventare la lingua italiana; finalmente le lingue araba ed ebraica. Tutte erano contemporaneamente in uso; tutte si