Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/588


— 236 —

possessi, ed Umfrido, dopo la morte di quest’ultimo, aveva costretto Papa Leone IX a concedergli l’investitura delle Puglie. Novelle schiere di combattenti erano arrivate di Normandia, sotto il comando di Ruggero Guiscardo, il quale dopo la morte di Umfrido, avvenuta nel 1056, si fece proclamare duca delle Puglie e delle Calabrie. Più tardi venne a raggiungerlo per dividere le sue sorti, suo fratello minore, Roberto.

I due valorosi fratelli avevano fin dal 1060 occupata Reggio, e di là avevano costantemente davanti agli occhi le coste dell’isola bellissima. In una notte, Ruggero accompagnato soltanto da sessanta soldati, mosse alla volta di Messina, per prendere cognizione dello stato del paese; attaccò temerariamente i Saraceni sulla spiaggia, quindi si rimbarcò e fece ritorno a Reggio. Poco dopo la fortuna lo volle favorire, e desso si dispose seriamente a tentare l’arrischiata impresa. Si presentò a lui Bencumen, emir di Siracusa, il quale era stato cacciato via da suo fratello Belcamend; lo informò delle gravi dissensioni che travagliavano la Sicilia, e lo richiese di togliere agli Arabi il possesso dell’isola.

L’impresa non fu punto facile; i Saraceni opposero virile resistenza; nuove truppe vennero d’Africa per opporsi a Ruggero, dopochè, a seguito di una sanguinosa battaglia, erasi desso impadronito di Messina. Venne allora a raggiungerlo suo fratello Roberto presso Castrogiovanni; posero in fuga il nerbo principale delle forze Saracene, e senza allargarsi maggiormente nell’isola, tornarono in Calabria per radunare nuove forze, e prepararsi a più seria lotta. Intanto Almocz califfo d’Egitto, aveva spedita una flotta in Sicilia, ma fu dispersa dal cattivo tempo e distrutta presso l’isola di Pantelleria. La fortuna aveva arriso agli arditi avventurieri, ma la discordia minacciò di rovinarli. Roberto Guiscardo cominciò ad avere invidia dei successi di suo fratello Ruggero, pretendeva al possesso di metà delle Calabrie, e di tutta quanta la Sicilia; l’altro non volle aderirvi; i due eroi pieni d’orgoglio diedero di