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Questa similitudine di destini fra le due isole è fatto singolare, e potrebbe servire a spiegare altri fatti storici che si predussero dopo la rivoluzione di Francia, fra quali voglio ricordare unicamente, la costituzione procurata dall’Inglesi ai Siciliani nel 1812.

La rignoria dei Normanni in Sicilia fu di breve durata, e brillò per poco tempo. Non si mantenne guari più di un secolo. Intelligenza, costanza, arditezza, ferocia quasi, politica vasta ed intraprendente, vastità di disegni, e d’intraprese, furono i caratteri distintivi di quella dinastia, fintantochè soggiacque al contatto della vita voluttosa dei Saraceni, al clima, alla libidine sfrenata del parteggiare. Diamo ora un rapido sguardo su questo periodo di storia.

Nel 1038 Giorgio Maniace era stato mandato in Sicilia dall’imperatore greco, per cacciarvi i Saraceni. Desso pregò Guaimaro di concedergli la piccola schiera di Normanni che questi teneva al suo servizio, ed il duca gli mandò quasi trecento uomini, sotto il comando di Guglielmo dal braccio di ferro, di Drogone, e di Umfrido. Si precipitarono i Greci ed i Normanni nell’isola, dove posero in fuga gli Arabi disuniti fra di loro, togliendo loro Messina, Siracusa, e parecchie altre città; se non chè l’avidità del bottino portò la discordia fra gli aggressori; i Greci rapaci volevano tutte per sè, e nulla lasciare ai Normanni. Questi offesi se ne partirono; tornarono in Italia, dove cercarono in qualche modo a trovare compenso. Sorpresero Melfi ed altre città delle Puglie, cominciando per questa via a stabilire la propria indipendenza, ma non appena erano questi casi avvenuti, che i Greci abbandonarono la Sicilia, per attendere a cacciare i Normanni dalle Puglie, ma non vi riuscirono; e intanto le città che avevano conquistate nell’isola tornarono in possesso degli Arabi.

Trascorsero alcuni anni senza avvenimenti degni di particolare menzione, durante i quali i Normanni raffermarono la loro dominazione nelle Puglie. Guglielmo vi era diventato conte, Drogone aveva più tardi ereditato i suoi