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i Giudei della santità dei sette giorni. Chiudevano la comparsa del bottino le tavole della legge. Seguivano uomini i quali portavano statue della vittoria in oro, e di avorio. Dopo questo venivano Vespasiano e Tito, entrambi a cavallo, ed a fianco di quest’ultimo stava Domiziano, riccamente vestito, e che cavalcava un magnifico destriero. Meta del trionfo era il tempio di Giove Capitolino; e giunta davanti a questo la processione si fermò, imperocchè secondo l’uso doveva ivi l’araldo dare annunzio della morte del condottiero in capo dell’esercito nemico. Era questi Simone Bar Giuda, il quale seguiva desso pure la marcia trionfale. Venne tratto con una corda al collo sulla rupe che sorge di fronte al foro, ed ivi fu percosso colle verghe de suoi conduttori. In quella località, secondo la legge romana, si devono mandare ad esecuzione le condanne a morte. Allora quando fu annunciato che era Simone giunto colà, s’innalzò un grido solenne ed universale di gioia, ed ebbe principio il sacrificio. Dopo il rendimento di grazie, ed eseguite le distribuzioni solite di danaro al popolo, gl’imperatori fecero ritorno al loro palazzo. Ivi convitarono molte persone alla loro mensa, agli altri furono apparecchiati alle case loro ricchi banchetti. Tutta la città di Roma festeggiò questa giornata quale giorno di letizia solenne, per lesito felice della campagna, per il fine della guerra civile, per la speranza di splendido avvenire.»
II.
Vespasiano innalzò un magnifico tempio alla pace, ed allogò in esso gli arredi del tempio di Gerusalemme; le tavole però della legge, col loro cortinaggio di porpora, furono conservate nel palazzo dei Cesari. L’arca poi, nell’interno del quale sono rappresentati con tanta maestria gli arredi del tempio, e la marcia trionfale non venne ultimata che dopo la morte di Tito. Nel medio evo fu de-