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lingua dell’Irlanda, l’antico dialetto scandinavo la voce figiakasta, vale a dire desiderio di fichi, locuzione figurata, per esprimere un desiderio intenso.

Intanto siamo arrivati a Cetara, luogo deliziosissimo sulla spiaggia del mare, una vera e fertile oasi in mezzo a questi monti, ed ivi mi colpì l’architettura tutta moresca. Le case sono piccole, ad un sol piano, con loggie e verande circondate di viti; i tetti sono convessi, e tinti in nero. La chiesa piccola e di architettura bizzarra, sorge in un boschetto di aranci. Tutto quel paese aveva un aspetto così forastiero, che non si sarebbe mai pensato essere nel centro dell’Europa. Allo splendore di quel magnifico sole, parevano sorridere le piante ed i fiori; le piccole case colle loro verande, parevano sepolte nella verzura. Tutto era pulito, bello come le piante di aranci, di carubbe, i gelsi; stupendi cactus in fiore, magnifiche piante di aloe contribuivano a dare un carattere esotico al paesaggio.

Cetara fu il primo punto occupato dai Saraceni su questa riviera; ivi presero ferma stanza, e di là si allargarono fondando colonie ad Amalfi, Minori, Majori, Scala e Ravello, imperocchè i Mussulmanni facevano scorrerie su queste spiaggia, prima ancora di conquistare la Sicilia, indottovi dalle continue lotte dei Greci colle città, e da queste con i Longobardi. La città stessa di Napoli ne diede l’esempio in principio dell’anno 836, rivolgendosi per mezzo di Andrea suo console, agli Arabi, onde averne soccorso per liberarsi dalla signoria di Sicardo principe di Benevento, e quella republica, in allora fiorente, strinse una lega con i Saraceni, senza tener conto nè degli anatèmi del sommo pontefice, nè delle minaccie degl’imperatori greco e romano. Durò tal lega per ben un mezzo secolo, ed i cronisti narrano che a quei tempi il porto di Napoli porgeva l’aspetto addirittura di un porto saraceno. Allorquando dopo la morte di Sicardo, avvenuta nell’839, la signoria longobarda venne meno a Salerno ed a Benevento, e che contendevano per questa fra di loro Radelchi e Siconulfo, questi chiamò una banda di Saraceni, prendendo