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quadri; e quando dall’alto di quelle rupi si contemplano le barchette, che ora compaiono sulle onde, ora spariscono, si direbbe siano sospese per aria.
Tutte quelle torri sulla sponda del mare, tutte que’ castelli sulle alture, fanno pensare ai tempi in cui i Normanni fondarono in queste contrade quel loro meraviglioso regno, che segnò un’epoca nella storia della civiltà, ed esercitò una grande influenza nell’Occidente del pari, che nell’Oriente.
Erano per dir vero in allora strane le condizioni dell’Italia meridionale; aspre signore di Greci e di Longobardi, scorrerie continue degli Arabi, e repubbliche fiorenti come quelli di Amalfi, di Gaeta, di Napoli. In questa bella Salerno, che ora riposa tranquilla in riva al suo mare, regnava in allora il principe longobardo Guaimaro, quando comparve davanti alla città una flotta saracena, e gl’infedeli diedero l’assalto alle mura. I Salernitani erano infiacchiti al pari dei Sibariti e dei Bizantini; la città male guardata stava in pericolo di cadere. Se non che, trovavansi per caso in quel momento a Salerno quaranta pellegrini Normanni, i quali tornavano di terra santa, a bordo di un legno Amalfitano. Domandarono armi; si precipitarono fuori della porta, ed attaccarono con impeto i Mussulmanni; i Salernitani, animati dall’esempio, loro tennero dietro, e dopo un sanguinoso combattimento i Saraceni furono sbaragliati, e costretti a levare l’assedio. Guaimaro ricompensò generosamente i pellegrini, e questi ritornati in Normandia, riscaldarono la fantasia dei loro compaesani colle narrazioni delle bellezze della spiaggia di Salerno, della primavera perpetua che vi regnava, della eccellenza dei prodotti di quel suolo fertilissimo, dei tesori che colà avrebbero potuto acquistare uomini arditi e coraggiosi. E gli avventurosi Normanni s’imbarcarono per il mezzodì d’Italia, guidati da Dragut. Ciò avvenne in principio del secolo XI e la stirpe dei Normanni fu più fortunata di quella dei Napoleonidi e di Murat.
Sismondi osserva che da quell’epoca si mantenne nella