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quelle torri, locchè, congiunto agli urli, agli schiamazzi alle grida di migliaia e migliaia di persone, faceva propriamente un baccano d’inferno.
Tutto ciò succedeva sulla piazza, davanti alla cattedrale mentre nell’interno della chiesa il vescovo cantava tranquillamente messa solenne, che i fedeli inginocchiati, stavano ascoltando divotamente.
Termina la messa ed ultimato il ballo delle torri, si chiudeva la funzione religiosa con una processione, a cui prendevano parte tutto il clero secolare, non che tutte le corporazioni di frati. Non vidi mai in Italia frati di un aspetto così imponente, e così floridi come questi locchè vuolsi ripetere dall’eccellenza dell’aria, dalla ricchezza e fertilità del paese, e dalla libertà con cui vivono i frati nel regno di Napoli. La processione fece il giro di tutta la città, tenendo dietro a questa pure le torri, accompagnata per ogni strada dallo scoppio incessante di razzi, e di mortaretti.
Era intanto oltrepassato il mezzogiorno; le funzioni religiose erano ultimate, e la popolazione se n’andava per i fatti suoi. Sbalordito da tutto quel baccano, stanco di tutta quella folla, cercai rifugio in una trattoria, che trovai però già ripiena di persone. In questi paesi si vuole tutto allegro e chiaro, ed anche le pareti di quella bettola erano dipinte a colori vivaci. Vidi recare e scomparire in un battere d’occhio, piatti enormi di maccheroni, di carne di agnello arrosto. Il vino rosso, denso, era servito in brocche di terra cotta a doppio manico, imperocchè non si beve come nell’Italia superiore e centrale il vino in bicchieri di vetro, o di cristallo, ma lo si attinge, come nei tempi antichi, dalla brocca stessa; e quel vino mi pareva tanto migliore, bevendolo in una brocca la quale per la forma mi ricordava i vasi antichi, e quelle brocche scoperte a Pompei, che si vedono a Napoli nel museo borbonico, le quali hanno del pari doppio manico, e la bocca a foggia di foggia di trifoglio. Tutte queste brocche sono al dì d’oggi nella Campania verniciate in bianco con