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da ballo, circondata da eleganti edifici, è punto importante della città. Ivi risiedono il re, la corte, le principali amministrazioni, e questa piazza si potrebbe nomare non già il cuore di Napoli, che questo si è il porto, ma quasi il cervello. Manca però desso totalmente di carattere storico, e rivela tutta quanta la nullità senza significazione di sorta dell’epoca moderna, sia nel palazzo reale, il quale colla sua facciata liscia colle sue mura di tinta rossa, colla sua simetria che stanca, non produce impressione di sorta, sia nei due palazzi uguali che fiancheggiano la piazza stessa, sia finalmente nella chiesa di San Francesco di Paola, imitazione del Panteon di Roma, la quale non ha carattere proprio, e non produce altra impressione, fuori quelle che può derivare dalla vista di una copia, senz’anima. Anche le statue equestri in bronzo di Carlo III, fondatore della dinastia, e di Ferdinando I, opere di Canova e di Antonio Calì, colla loro tinta allegra e chiara, liscia e di forme leggiere, non hanno punto il carattere di monumenti storici; si direbbero piuttosto decorazioni passeggiere. Tale si è qui il carattere di tutto, interamente moderno e di gaiezza uniforme. Il palazzo reale potrebbe, senza che il suo stile punto vi si oppenesse, venire trasportato in mezzo ad un grandioso giardino, ad un parco, e sarebbe allora una villa principesca come Caserta o Capodimonte, ai quali grandemente rassomiglia. Non è poi meno singolare che il famoso teatro di S. Carlo, il più vasto di tutti i teatri, trovasi arderente al palazzo, di cui forma un ala. Le muse per tanto della musica e del ballo, abitano sotto lo stesso tetto che il capo dallo stato, ed in una corte laterale, visibile dalla strada, fanno ogni mattina gli esercizi i soldati svizzeri, vestiti semplicemente di tela di colore fra il bigio ed il turchino, che si armonizza perfettamente colla architettura fredda, e senza carattere del palazzo.

Il re Ferdinando tiene tuttora il broncio contro Napoli. Il palazzo era deserto. la corte si trovava nell’incantevole isola d’Ischia. Un giorno però il re venne in città, per