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Perde da questo momento ogni interesse il palazzo dei Papi, imperocchè dopo il ritorno a Roma di questi, rimase deserto. Durante lo scisma vi abitarono ancora due antipapi Clemente VII, e Benedetto XIII, il quale ultimo vi fu assediato. Anche Amedeo VIII di Savoia, altrimenti Felice V, l’ultimo antipapa nella storia della Chiesa cercò impadronirsi di Avignone con un colpo di mano, che gli andò fallito.

Dal 1409, in poi, Avignone ed il contado Venosino furono governati da cardinali legati dei quali però gl’Italiani, quasi sempre cardinali nipoti, punto non si muovevano da Roma, facendosi rappresentare da vice legati. L’ultimo vice legato pontificio fu Filippo Casoni; la repubblica francese scacciò per sempre il dominio papale di Avignone, e questa città venne funestata da atroci scene di sangue sotto Jourdan, Duprat, e Jouve, nella notte del 16 al 17 ottobre 1791. Si fa vedere tuttora nella torre Trouillas il luogo, duve le vittime infelici erano precipitate da quelle belve umane, sitibonde di sangue. Era pur troppo naturale, che l’odio concentrato a lungo contro la denominazione pontificia, somministrasse pretesto a quegli atti crudeli: il popolo parlava di carceri sotterranee della inquisizione nel castello, di orribili misteri consumativi durante il governo dei legati. È particolarmente caratteristica la favola della salle brulée, la quale narra che nel secolo XV, nell’epoca terribile dei Borgia, un legato avesse invitati i cittadini più distinti di Avignone ad una festa nel palazzo pontificio, e che chiuse quindi le porte, ed appiccato il fuoco agli appartamenti, avesse arsi vivi suoi ospiti. Basta questa favola a far comprendere in qual conto il popolo tenesse i legati pontifici, i quali del resto, durante l’epoca feudale, non furono nè migliori nè peggiori di quanto fossero in allora tutti i principi, e coloro i quali li rappresentavano.

Quando si visita Avignone sotto l’impressione di queste atrocità della rivoluzione, colla memoria più recente dell’assassinio del maresciallo Brune, commesso dai realisti