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essere il Dio della storia un Dio giusto e severo, il quale ricerca e punisce le colpe dei padri, fin nella terza e nella quarta generazione.

III.

Avignone pertanto, era diventata, come abbiamo visto, proprietà della Santa Sede, e Clemente VI non tardò a prenderne possesso, con sua grande soddisfazione, essendo ivi non meno signore, di quanto fosse di già in Venasca e Carpentras. In un’epoca in cui per l’anarchia originata dalle continue lotte fra i Guelfi ed i Ghibellini, la Chiesa era venuta perdendo mano mano coi suoi possedimenti in Italia, quel tratto di terra provenzale non doveva comparire ai Papi tanto come un esilio, quanto piuttosto un vero e sicuro asilo, in presenza di un ritorno a Roma ogni giorno più problematico. Mentre per vari secoli erano stati dalla ribellione cacciati ripetutamente di Roma, ed era colà la loro esistenza diventata continuamente precaria; in Avignone avevano quiete e tranquilità, ed i settant’anni dell’esilio di Babilonia, furono per lunga pezza i soli anni pacifici del Papato. Non era quindi da stupire se i Papi provassero ripugnanza, e procrastinassero a staccarsi da Avignone.

Se attualmente la Chiesa romana possedesse un territorio al di là delle Alpi, non sarebbe improbabile che Pio IX, in condizione di cose le quali ricordano l’epoca di Cola di Rienzo, vi cercasse rifugio, a vece di rimanere sotto la dubbia protezione della Francia in Roma agitata ed irrequieta, le cui sorti paiono giunte ad un punto decisivo, che è pure soddisfacente potere contemplare co’ propri occhi.

Clemente, diventato signore di Avignone, ampliò ed abbelli il palazzo de’ suoi predecessori. Cercò col prestigio delle arti, di renderne meno cupo e meno severo l’aspetto.