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II.
Questo castello cupo, colle sue torri massiccie e colossali, colle sue mure nere e gigantesche, interrotte da poche finestre gotiche irregolari, con i suoi fossati, colle sue prigioni sotterranee, produce un’impressione non solo di tristezza, ma quasi sinistra. Nel complesso poi il castello è un brutto edificio, un misto di fortezza, di convento, di palazzo e di prigione, fabbricato senza piano, senza disegno, una specie di laberinto. Sebbene la mole sia di una certa imponenza, questa fortezza papale in Francia, isolata da tutta quanta la storia del papato, senza veruna connessione con tutti gli altri monumenti di questa, porge un carattere di casualità, di meschinità, tuttavolta si pensa al Vaticano. Anche a fianco di questo sorge una fortezza; ma dessa è il mausoleo di un imperatore romano; il genio delle arti ha ingentilita la sua mole, e nelle sue ampie stanze brillano le meraviglie del mondo classico. A S. Pietro a fianco al Vaticano, corrisponde in Avignone la piccola chiesa Notre Dame des Doms, annessa al castello. Rappresenta per tal guisa, questa residenza passaggiera, le sorti ed il decadimento del papato, durante la sua permanenza in Francia; fu questa una prigionia dei Papi, ed il suo castello baronale ricorda l’epoca del feudalismo, nella quale il supremo gerarca della cristianità, non era altro che un vassallo della Francia, e non arrossiva di assumere, quasi ad illustrazione, il titolo di conte Venosino e di Avignone.
Il governo, e gli atti di sette Papi danno vita al castello, ma toltene poche personalità eminenti, non bastano a dare anima a questa rocca colossale. La storia dei Papi avignonesi non basta a riempire quelle ampie stanze, a popolare le sue mura; rimasero morte e vuote, ed appena i Papi ebbero abbandonato il palazzo, non presentò questo maggiore interesse di tanti altri castelli baronali.