Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/478


— 126 —

Francia, ed ottenne particolarmente Venasque e Carpentras; se non che questa cessione non aveva propriamente che il carattere di un pegno, e la Chiesa si trovò costretta a dovere restituire quelle città ai conti di Tolosa. Non dimenticò però mai i suoi diritti, e fin dal 1273 il re di Francia fece cessione assoluta, e per sempre, ai Papi del contado Venosino.

Avignone costretto da Ludovico VIII nel 1226 ad arrendersi, rimase ancora una volta soggetto ai conti di Tolosa, ed a quelli di Provenza. Se non chè in forza dei patti della pace di Parigi, Raimondo aveva dovuto concedere la mano di sua figliuola ed erede Giovanna, ad Alfonso di Poiters, fratello del re. Colla morte pel primo, avvenuta nell’anno 1249 si estinse la famiglia illustre dei conti di Tolosa, ed i suoi possedimenti passarono alla Francia. Uguale sorte toccò ai conti di Provenza, discendenti di Bosone; l’ultimo di questi, Raimondo Berengario, maritò l’unica sua figliuola Beatrice con Alfonso fratello di Carlo d’Angiò, che fu più tardi conquistatore di Napoli, e carnefice di Corradino, e per tal guisa anche la Provenza venne nel 1245 in podestà della corona di Francia.

I due fratelli cercarono di far valere i loro diritti sopra Avignone ed altre città. Invano si rivolsero le repubbliche minacciate, per aiuto al grande imperatore Federico II loro alto signore in forza degli antichi diritti dell’impero; dovettero soggiacere al duro conquistatore. Avignone si arrese il 10 maggio 1251, scomparvero i suoi ordinamenti repubblicani, i suoi consoli, il suo podestà, i suoi vicari, la fiorente sua civiltà municipale, alla quale doveva succedere sessant’anni dopo altra esotica e curiale, impiantata dai Papi in quella stessa Provenza, che i loro predecessori per mezzo dei loro legati avevano messa a ferro ed a fuoco, spegnendo la splendida civiltà della Francia meridionale, la gaia scienza di Arles, di Tolosa e di Nimes.

Avignone rimase esclusivamente ai re di Napoli, i quali portavano pure il titolo di conti di Provenza e di Forcalquier, e narrerò nel palazzo dei Papi stesso, come la chiesa romana abbia ottenuta questa città, dalla corona di Napoli.