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corvine, consolazioni alle quali, stando alle storie di quei tempi, non mancarono gli esuli di avere ricorso.

La vegetazione sul Rocher des Doms è tutta quanta meridionale. Vi crescono e vi fioriscono i leandri, gli allori, i ginestri, ed i pini, e vi scorsi pure alcune piante di aloe, ma tutte queste piante d’Italia vi erano piccole, tisiche, quasi piante esotiche; e si scorgeva che il suolo non era quello ancora in cui potessero prendere tutto il loro sviluppo. Nel pensare alla splendidezza della vegetazione in Italia, mi pareva che i Papi avessero procurato portare nella cattività di Babilonia la Flora romana. Gli aranci ed i limoni non crescono in Avignone in campo aperto, per quanto vi sia caldo il sole, e non vidi che meschini gli allori, i cipressi, ed i pini, che crescono cotanto maestosi in Roma. Del resto il suolo di Avignone è fertile, produce vino ed olio eccellenti, fichi, Mandorle, e robbia sovratotto, in grande quantità.

Si riferisce alla coltivazione di quest’ultima pianta una grande statua in bronzo, la quale sorge sulla spianata del Rocher des Doms. Avezzo a trovare in Italia sulle piazze delle cattedrali la statua del santo, patrono della città, mi mossi verso quella per vedere quale fosse il santo patrono di Avignone, e trovai scritto sul piedestallo. A Jean Althem introducteur de la garance, les Vauclusions reconaissants 1846. In faccia pertanto alla cattedrale di Avignone, in prossimità del Vaticano francese, non sorge la statua di un Papa, nè di un martire o di un vescovo, ma quella di un semplice cittadino, il quale introdusse nella Provenza non già l’inquisizione, ma una pianticella la quale fa ricco il paese, tingendo di un bel rosso i calzoni di seicento mila francesi. E ciò mi persuase che non mi trovavo punto in Anagni, ma in una città della Francia attiva ed industriale, fra Lione e Marsiglia. Giovanni Althen del resto non era avignonese ma persiano. Venne in questa città nel 1756 e morì nelle vicinanze, a Caumont, nel 1774.

Non regnava un soffio d’aria quando pervenni su quel-