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I.
Esiste un prestigio magico in quel nome di provenza, e questa contrada irradiata dal più bel sole, rinomata per il suo bel canto, ricca di vigneti e di olivi, irrigata da uno stupendo fiume, animata da mille ricordi dei tempi antichi esercita tuttora un vero fascino sopra gli abitanti dei paesi settentrionali. Lo splendore dei canti de’ suoi trovatori l’illumina tuttora, come i raggi di un sole sanguinoso; imperocchè quella splendida epoca della poesia del medio evo, è profondamente tragica, anzi orribile per lo sterminio degli Albigesi, di quegli eretici coraggiosi, di quegli eroi del pensiero, il quale insanguinò la poesia provenzale, la libertà delle repubbliche municipali della Francia meridionale, la civiltà di quelle contrade. Fu quello uno dei punti culminanti della storia del medio evo; i contrasti di quell'epoca sempre decisi e pronunciati, lo furono maggiormente ancora colà ed in quel periodo di tempo; libertà e dispotismo; amore poetico, voluttà, ed inquisizione, fiori, feste, e roghi; Giraldo di Borneil e Pietro di Castelnau; Bertran del Bornio e S. Domenico. Si aggiunga l’attrativo di una lingua melodiosa, illustre, la quale poco a poco venne scomparendo del tutto, di una lingua la più antica fra le lingue romane, nella quale si scrisse e si portò prima che si fosse formata la lingua italiana; della lingua d’oc o di Occitania, dalla quale ebbero origine quasi per contatto geografico le tre lingue principali di razza latina, l'italiana, la spaguola, e la francese.