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Monte Cairo, scopo di nostra gita, e già si scorgono gli edifici grandiosi e le cupole di Montecassino, l’Atene rinomata del medio evo, faro della scienza nella cupa notte di quei tempi. Colà Paolo Diacono scrisse la sua storia del Longobardi.
A diritta della pianura si scorgono le cime azzurre dei monti Volsci, di natura indentica a quelli di Segni e di Gavigliano, e si vedono S. Giovanni in Carico, Pontecorvo, il piccolo territorio pontificio già principato di Bernadotte, e più lontano Oliva, Rocca Guglielma, ed altri. Il Liri corre ai piedi dei monti, a traverso campi deliziosi, che pare abbandonare a stento, perchè allunga la sua strada con mille sinuosità; ad ogni passo accoglie il tributo di un rivo o di una torrente, ed è propriamente bella qua e là, la vista delle sue acque le quali splendono ai raggi del sole. Con qual diletto non devono avere quivi soggiornato i Saraceni, che sponde più amene non trovarono ne sul Guadalquivir, nè sul Sebeto, nè sul fiume Ciane. Moltiplici popoli dopo l’era romana funestarono della loro presenza queste belle contrade; i Visigoti con Alarico ed Atalulfo, i valorosi Goti di Totila e di Teia, gli Isauri, gli Unni, i Sarmati, i Greci; le orde terribili di Lotario, e di Bucellino; i docili Longobardi i quali finirono per occupare tutte queste terre, per coltivarle e farle rifiorire; gli Arabi, gli Ungari, i Normanni, i Francesi, i Tedeschi, gli Spagnuoli, tutti quanti qui si accamparano, vi guerreggiarono; tutti quanti comparvero nella Campania felice chiave del reame di Napoli.
Vedemmo pure più lontano i monti di fronte a S. Germano, su cui sorgono Rocca di Evandro, S. Elia, S. Pietro in Fine, e dai quali emerge il magnifico Acquilone. La maggior parte di questa bella pianura apparteneva alla diocesi di Montecassino, e parecchi di questi borghi, di queste città, vanno debitori a quel monastero della loro esistenza. Questa parte estrema del Lazio non possicde la grandiosità severa della pampagna di Roma; tutto vi è di tinte più calde, più dolci, più meridionali, la coltivazione vi è migliore, e vi sono minori le colline.