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quell’altura mi ricorreva alla memoria il passo di Valerio Massimo, in cui riassumeva concisamente, ma esattamente, la natura e la vita di Mario. «Da questo Mario, da questo Arpinate d’infima condizione, da quest’uomo ritenuto per ignobile in Roma, da questo candidato preso poco men che a dileggio, sorse quel Mario il quale soggiogò l’Africa, il quale trascinò il re Giugurta avvinto al suo carro; il quale debellò le orde dei Teutoni e dei Cimbri; il quale entrò per ben due volte trionfatore in Roma; fu ben sette volte console; da proscritto diventò promotore di proscrizioni. Fuvvi vita nella quale al pari della sua abbondassero i contrasti! Di lui si può dire che fu tra gli infelici infelicissimo, tra i fortunati fortunatissimo.»

Il rozzo Mario, e l’astuto Silla colla sua fisionomia pallida, col suo aspetto neghittoso, effeminato, svogliato, sprezzatore di ogni cosa, e dominatore ad un tempo di ognuno e di ogni cosa, sono pure due delle figure storiche più caratteristiche della antica Roma. Intanto, sulla piazza di Arpino, l’ultima cosa alla quale si pensasse oggi 4 ottobre, era la storia romana; era il giorno natalizio del re Francesco II, e della regina sua consorte. I ritratti dei giovani coniugi reali stavano esposti in una specie di loggia, direi quasi di teatrino nel palazzo municipale, e scorgevasi colà la imagine di una graziosa principessa bavara, di una figliuola di quei Teutoni e di quei Cimbri debellati un dì dal terribile Mario. Tutto si va mutando al mondo! Sorge sulla stessa piazza un grande edificio, nella facciata del quale stanno allogati entro apposite nicchie i busti di Mario, di Cicerone, e di Agrippa, imperochè anche quest’ultimo, secondo i buoni Arpinati, nacque nella loro città. Sotto ai busti si legge la seguente iscrizione ampollosa Arpinum a Saturno conditum Romanorum Municipium, M. Tullii Ciceronis, C. Marii, M. Vipsanii Aprippæ, Alma Patria. Quell’edificio porta nome di collegio Tulliano, e vi hanno stanza i gesuiti. Le finestre erano tutte aperte; e si vedevano i padri colla loro sottana nera i quali prendevano dessi pure parte alla festa. Sulla