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di aspirare alla signoria di quella bella regione, che stava ai confini del loro stato, e la ottennero sotto Pio II, il quale conquistò Sora per mezzo del suo capitano, Napoleone Orsini. Il re Ferdinando I di Napoli confermò il possesso, ma Sisto IV ne privò la chiesa nel 1474 investendone suo nipote Lionardo della Rovere, allorquando sposò la figliuola del re. Più tardi nel 1580 Gregorio XIII acquistò Sora dal duca di Urbino, per suo figliuolo Don Giacomo Buoncompagni, e furono pochi i nipoti di Papi, i quali abbiano ricevuto donazione cotanto cospicua. Rimasero quelle terre in possesso dei Buoncompagni Ludovisi sino al fine del secolo XVIII in cui tornarono al regno di Napoli, ed ai Buoncompagni non rimase che il palazzo di Sora in Roma, ed il titolo di duca di Sora, portato oggidì dal figliuolo primogenito del principe Ludovisi-Piombino.
Mentre i della Rovere possedevano Sora, nacque colà un uomo illustre, l’ultimo che abbia prodotto quella città. Per quanto dilettevoli, per quanto pittoricamente irradiate da splendido sole siano quelle sponde del Liri, ombreggiate da lunghi filari di pioppi, non è men vero che non produssero un poeta, un Orazio, un Ovidio, un Ariosto, il quale pare vi avrebbe pure dovuto trovare adatta culla. Per contro quelle pianure produssero rinomati uomini di guerra e grandi oratori, e per dir vero questi ultimi non potevano a meno di rinvenire nella contemplazione di quella splendida natura, argomento di imagini e di tropi. Cesare Baronio nacque il 31 ottobre 1538. Può essere considerato quale il Muratori della Chiesa, di cui dettò gli annali della nascita di Cristo all’anno 1498. Fu pubblicato nel 1588, il primo volume della sua opera, compilata con i materiali degli archivi del Vaticano, lavoro di fatica erculea, al quale si può ricorrere utilissimamente quale a fonti originarie in molte parti, e specialmente per i primi e più oscuri secoli del medio evo, ma libro però del quale convien far uso con molta prudenza, imperocchè non erano ancora a quell’epoca progrediti gli studi sto-