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passeggiai lungo le sponde del fiume, e trovai vari luoghi dove mi sarei fermato volontieri, imperocchè la campagna vi è fertile, ben coltivata a giardini, a vigneti, collegati fra di loro da buone strade, le quali portano nei paesi vicini.

La città di Sora trovasi in perfetta pianura nella valle del Liri, circoscritta in distanza dai monti. In qualche punto questa si restringe, ed esce un contrafforto della catena, ed immediatamente sopra la città sorge un monte piramidale, alto, ripido, d’aspetto severo, essendo di roccia nera, e totalmente incolto. Scorgonsi in cima a questo le rovine pittoriche dell’antica rocca, denominata Sorella, non meno nere del monte. Si distaccano e campeggiano in modo imponente nell’azzuro del cielo, e per tal guisa trovansi riuniti quivi in un breve spazio pianura, fiume, e montagna. Sora riposa tranquilla all’ombra di quel monte, tutta moderna di aspetto, sebbene sia antica città volsca, la quale non ha mai mutato nome, mutando sorti; imperocchè divenne più tardi sannitica, quindi latina, poscia romana. Nel periodo romano nacquero colà i tre Deci, ed Attilio Regolo; vi ebbe stanza la gente Valeria, alla quale appartenne l’oratore Quinto Valerio; ivi pure nacque Lucio Mummio, complesso di nomi, i quali bastano ad illustrare quella città.

Durante il medio evo trovasi fatta menzione frequente di Sora, quale città di confine, la quale fu ripetute volte sorpresa e saccheggiata dai duchi longobardi di Benevento. Può darsi che allora fosse bizantina. Posseduta quindi dai vari duchi di razza longobarda, i quali furono padroni di tutta la contrada fra il Liri ed il Volturno, finì per venire in potere dell’imperatore Federico II, il quale la distrusse. Appartenne più tardi ai conti di Acquino, diventati padroni della massima parte del territorio, posseduto dapprima dai Longobardi. Carlo d’Angiò nominò conte di Sora un Cantelmi, congiunto degli Stuart, ed Alfonso d’Aragona eresse Sora in ducato, di cui primo duca fu Nicolò Cantelmi. Intanto i Papi non avevano mai cessato