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ruli in una cupa foresta. Seguiva una buona strada fiancheggiata da olivi e da vigneti ben coltivati i quali annunciavano una possessione tenuta con metodo di coltura ben diverso da quello di tutte le campagne dei dintorni. Non tardai ad incontrare una schiera di pellegrini, gli uomini col bordone in mano, le donne colle loro ceste ripiene di provvigioni sul capo, abbigliati tutti nella foggia pittorica degli abitanti dei monti latini. Dessi venivano dal rinomato convento di Casamari.

Avevo udito fare le tante volte parola di questo, mi si era detto che era, con quello di Fossanova, il più bel convento di tutto il Lazio, e particolarmente una meraviglia di architettura gotica, ed ora me lo trovavo di fronte, mole grandiosa di edifici d’aspetto serio, di tinta bigia, i quali sorgono solitari, e dominano la sottoposta pianura. Campeggia la facciata della chiesa, preceduta da una corte con una porta imponente alla foggia romana, la quale dà accesso ad un porticato, che ricorda L’arcus Deambulatorii dei ricchi monaci del medio evo. Corre a fianco un rivo l’Amasena, ombreggiato da pioppi malinconici, ed il tutto ha un aspetto di solitudine severa, solenne, che fa pensare a quella di S. Antonio nella Tebaide. L’aspetto di un tale monastero, segregato addirittura dal resto del mondo, non può a meno di produrre una profonda impressione, siccome quella che vi fa rivivere totalmente nel passato. In generale i monasteri oggigiorno hanno un non so che di desolato, di morto, siccome quelli che più non corrispondono all’indole dei tempi. Quivi invece nulla è cambiato; l’atmosfera morale vi è rimasta quella di vari secoli addietro i monaci continuano a cantare, a pregare, a tacere, a lavorave come in passato, rivestiti degli stessi abiti, negli stessi locali, colla stessa uniformità monotona. Tutto si andò mutando nel resto del mondo, ma dessi non vi hanno presa, non vi prendono parte veruna; loro basta che durino come in passato la chiesa, i vescovi, il Papa in Roma. Nulla ha cambiato nei dintorni. Veroli, Pofi, S. Giovanni, sussistono tuttora come in passato, colle loro chiese,