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fiori che inonda l’atmosfera di profumi i più soavi, rapisce i sensi, incanta, inebria.
Sussistono tuttora anche le mura, che nel medio evo circondavano la città; ma ora si trovano tutte rivestite di edera, e qua e là soltanto emerge fuori un qualche merlo rovinato, un avanzo di una torre. Le porte sono letteralmente chiuse dalla vigna vergine, dai roveti, e dall’edera quasichè i fiori che sono all’interno, temessero l’attacco de nemici, e volessero, come gli antichi abitanti della città, assicurarsi contro le scorrerie dei Saraceni, o delle bande di Barbarossa, del duca d’Alba, o dei Colonnesi; ma ora la città distrutta ed i suoi fiori non sono minacciati più che dalle meteore e dalle bufere, le quali si scatenano dalle paludi pontine.
Sussistono tuttora tutte le piazze, tutte le strade fiancheggiate dalle case cadenti in rovina, ed invase dall’edera; e talune che serbano aspetto di palazzi di architettura semigotica, devono aver appartenuto alle famiglie patrizie e più agiate del luogo. Le più curiose a vedersi sono però le chiese, delle quali esistono ancora quattro o cinque cadenti in rovina. Non ho veduto mai rovine più poetiche di quelle, e male potrei con parole descrivere quei campanili in parte rovinati collo loro finestre ad arco, o tonde, o divise a metà da una colonnetta, colle loro cornici ed ornati del medio evo, tutti guerniti di edera, e ricoperti di variopinti fiori; tutti quegli avanzi di vôlte, di navate, sepolti nella più lussureggiante vegetazione. Tutte quelle chiese sono antiche, ed appartengono ai secoli XI e XII, se pure non sono di costruzione anteriore, imperocchè sono di stile semplicissimo, a foggia di basilica. Nelle loro vaste navate ora pregano i fiori, ed a vece del profumo degli incensi, l’atmosfera è impregnata dell’olezzo di questi. Sulle pareti, sulle tribune rovinate, scorgonsi ancora qua e là fra l’edera alcuni avanzi di pitture a fresco. Vi sono martiri colla palma in mano, e cogli stromenti del martirio accanto alle loro figure. Colle loro fisionomie pallide, colle loro aureole svanite, colla loro dalmatica di tela d’oro, colle