Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 62 — |
si fa risalire ad Ercole. Nei tempi posteriori la città fu devota grandemente alle parti di Mario, e pertanto venne stretta d’assedio da Emilio Lepido, il quale seguiva quelle di Silla; grazie al tradimento riuscì desso a penetrare nell’antica fortezza dei Ciclopi, ma gli abitanti esasperati ricusarono di arrendersi, ed al pari di quelli di Numanzio, preferirono incontrare la morte nelle loro case incendiate. Sembra che d’allora in poi la città sia rimasta rovinata, quanto meno Plino ne parla come di località disabitata.
La vista dell’antica rocca è stupenda, e lo sguardo si compiace a spaziare in quella grandiosa regione, circoscritta dal mare. Si scopre di là tutta la spiaggia, da Porto d’Anzio al capo di Circe ed a Terracina, e vi si possono discernere perfino le torri che sorgono solitarie sulla riva del mare. Vennero queste costrutte fin dal secolo IX, quando i Saraceni cominciarono a fare scorrerie sulle coste d’Italia, e tutto il litorale del continente italiano, come parimenti delle sue isole, è circondato oggidì tuttora da quelle torri pittoriche. Sono desse nello stato romano abitate da quattro o cinque artiglieri, i quali costodiscono gli antichi cannoni e colubrine, curiose a vedersi, che ivi riposano da vari secoli. Ora il nuovo generalissimo dell’esercito pontificio, Lamoricière, ha richiamato a Roma gli artiglieri, ed ha fatto togliere pure dalla piattaforma delle torri le povere antiche colubrine, le quali si scaldavano ai raggi del sole, spiando in mare non più lo sbarco dei Saraceni, ma delle bande di Garibaldi. Mi spiacerebbe avesse tolto via pure le colubrine della torre di Astura, sulle quali sedetti così volontieri contemplando quello stupendo mare, e facendo girare col piede le palle irruginite. Dalla rocca vedevo appunto sulla sponda del mare una torre bianca vicina ad una foresta di un verde cupo; era quella Astura, dove il giovane Corradino fu tradito e fatto prigioniero. Alla distanza di un miglio sorge un’altra torre, quella di Foce Verde, così denominata dall’imboccatura di un rivo, il quale uscendo dalla vicina foresta scende in mare. Più in là sorge un’altra torre, vicina ad un vasto stagno cir-