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minando a fianco del suo mulo carico di sue mercanzie. Per arrivare in quella città era mestieri superare la vetta di quei ripidi monti, e da questo si può comprendere che non sono facili le comunicazione fra le due popolazioni.
Dopo avere camminato un paio d’ore, dapprima nei boschi poi, a misura che salivamo più in alto, sopra le nude roccie, arrivammo alla sommità del monte, e dato ancora uno sguardo al Lazio, che si stendeva sotto i nostri piedi, comminciammo a scendere lentamente dal lato opposto, ma senza vedere ancora, nè il mare nè la Marittima, che ci sorgeva tuttora davanti un’altura, altorno alla quale dovevamo girare. Si stendeva fra questa ed i monti di Segni un’ampia e bella regione di praterie ricca di sorgenti, denominata Colle Mezzo, ed era un piacere il camminare, ora a cavallo ora a piedi per distrarci, su quel verde e fresco tappeto. Incontrammo parecchie mandre di maiali, grassi o ben pasciuti, i quali avevano aspetto assai più felice dei poveri pastori dei principi Doria o Borghese, che li custodivano.
Tornammo a salire, ed entrammo in una nuova e bella foresta, che impiegammo due ore ad attraversare. L’alternarsi di monti e di valli, le gole profonde, i tronchi d’alberi giacenti a terra rivestiti di muschio, le praterie dove pascolavano armenti, gli arbusti in fiore, i sentieri incassati dove a mala pena giungeva la luce del sole, tutto mi ricordava i monti del mio paese natio. Prima di avere veduti questi boschi meridionali, io portava opinione che soltanto in Germania o nel settentrione si trovassero vere foreste ,ma nel ritornare in patria, e nel rivedere le nostre selve, ebbi a ricredermi, imperocchè vi mancano i cespugli inferiori, le piante parasite, e rampicanti, e sovratutto la ricca flora dei paesi meridionali. Quanto non era bella questa foresta dei monti volsci! Non ho vista mai una solitudine più poetica. La è la vera stanza delle silfidi, e degli elfi, e si direbbe che il vecchio Saturno colla sua barba argentea, vi si debba trovare nascosto in una qualche grotta. Vidi alberi stupendi, e la cui tinta grigia si