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che accolse ed ospitò l’imperatore Costanzo II allorquando questi venne a Roma nel 663, caso unico nella storia della città, la quale non fu mai visitata da altro imperatore d’Oriente. Costanzo II tolse allora di Roma tutte le opere d’arte in bronzo, le quali erano sfuggite alla rapacità dei Vandali, strappando perfino dalla cupola del Panteon le lastre di bronzo dorato che la ricoprivano, per portarle seco a Costantinopoli. Gli annali di Vitaliano non porgono altro fatto più importante di questo, vergognoso per la città di Roma.
Per verità Innocenzo III, uno dei papi più illustri, che sollevò all’apice la gerarchia di Roma, sarebbe stato ben più meritevole di una statua in questa città dei ciclopi e dei giganti, che il nullo Vitaliano. Del resto non intendo punto far torto agli abitanti di Segni di aver voluto ricordare la memoria di un loro concittadino, il quale fu Papa fin dal secolo VII, e pertanto più di cinquecento anni prima di Innocenzo III. Ed inoltre, non è ben certo sia questi nato in Segni, essendo probabile pure sia, venuto alla luce in Anagni, e gli Anagnesi avrebbero buone ragioni da addurre, quando volessero contrastare a Segni il vanto di avere dato quell’illustre pontefice alla Cristianità.
L’altra statua, mediocre dessa pure quale opera d’arte, sorge di fronte a quella di Vitaliano. Sul suo piedestallo si legge l’iscrizione seguente: S. Brunoni Doctori Eucharistico Episcopo Signino Abati Cassinensi Qui Berengario Converso Heresim Estinxit Henrico IV Imp. Reducto Schisma Compressit Adulpho Eæxpulso Tyramnidem Abrogavit P.H.M. Mylord Ellis Congr. Cassins. Abbas. Episcop. Signin. S. Q. S. Protectori Erim. P. P. MDCCXII. L’iscrizione pertanto riassume in poche parole tutta quanta la vita di S. Brunone, il quale appare quale uno fra i cittadini più illustri di Segni. Non fu già desso quel S. Brunone che fondò l’ordine dei Certosini; quegli era nativo di Asti in Piemonte, fu canonico in Roma, accetto a Gregorio VII quindi venne nominato vescovo di Segni da Urbano II non aveva accettata questa dignità che a malincuore; la sua vocazione