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zione fatta buona impressione, avendo trovata la città malinconica, monotoma, senza un giardino, senza un albero, che venga a rompere l’uniformità stucchevole, di quelle case tutte uguali.

Entrai per la porta maggiore, cercando una locanda, e provai stupore nello avvedermi non esservi altro ingresso alla città, la quale costrutta sur una ripida collina trovasi da tre lati inacessibile. Questa porta è antica, collegandosi alle mure ciclopiche; presso quella si osservano costruzioni di origine romana, e poco discosto sorge il castello feudale, o palazzo della famiglia Conti, la quale tenne il dominio della città, edificio di gran mole Signino opere, il quale però nel complesso ha più l’aspetto di un convento che di un castello, non scorgendosi neanco una torre; e fuor di dubbio i Conti di Segni dovevano colà possedere una rocca, prima che venisse la città rovinata e distrutta, dalle soldatesche di Marcantonio Colonna.

Osservai di già, parlando di Valmontone, che Segni fu posseduta dalla famiglia Conti, dalla quale uscirono non solo Innocenzo III, ma ancora i Papi Gregorio IX ed Alessandro IV. Dopo il ristabilimento in Roma di un governo libero, ossia del senato nel 1143, i Papi si trovarono più di una volta costretti a cercare rifugio nei luoghi fortificati della campagna, per sottrarsi all’odio ed alla persecuzione dei Romani; furono pertanto nella necessità di abbandonare la loro residenza, di scostarsi dalla tomba di S. Pietro e dei martiri, dal Laterano, e di vivere esuli nei siti più miseri del Lazio. Abitarono ora in Palestrina, ora in Tuscolo, ora in Anagni, ora in Segni. Eugenio III fuggendo davanti al senato romano, cercò per il primo ricovero in Segni e vi edificò residenza pontificia nel 1145. Vissero ivi pure, e più riprese, gl’illustri Papi Alessandro II, Lucio III ed Innocenzo III, ed anzi, questi deve avere ivi sortite i natali nel palazzo del suo casato.

Anche dopo quell’epoca si mantenne la famiglia Conti in possesso di Segni, dove dopo il 1353 tenne la carica, dapprima di podestà, quindi di vicario, a nome del Papa. Al-

F. Gregorovius. Ricordi d’Italia. Vol. II. 4