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ghesi, Doria, Albani, Odescalchi, Rospigliosi, e Corsini; Roma dovrà necessariamente prendere un altro carattere, ed a vece dei palazzi, delle vie grandiose ed ornate delle famiglie del Papi, e dei cardinali, sorgeranno stazioni ferroviarie, teatri, locande, casini di conversazioni e simili, per rispondere ai bisogni, alle abitudini della vita moderna.

Tornando ora a Valmontone, dirò che nulla vi si trova meritevole di osservazione. Tutti i ricordi del medio evo andarono perduti, imperocchè la città venne interamente rovinata nel 1527 dalle bande di Carlo V le quale tornavano dal sacco di Roma; ed appena era stata riedificata, fu rovinata di bel nuovo dalle soldatesche del duca d’Alba, e di Marcantonio Colonna. L’unica cosa che può trattenere colà alcun poco il forastiero, si è la vista dei monti Volsci, che si gode della piazza davanti al palazzo baronale; si scorgono di là le case di Montefortino, feudo dei Borghese, il quale coronato da antico castello, sorge nero e cupo tra quei monti.

Per quanto piccolo ed isolato sia Valmontone, è però punto di commercio, imperocchè vi passa tutto quanto si scambia fra Roma ed il confine napoletano sopra Frosinone, e vi si scorgono di continuo file di carri, tirati da buoi di pelo bianco, i quali portano a Roma grani, lane, vino, pollami ed altre merci. Vi arriva pure la vettura corriera tre volte per settimana; ma non va al di là di Frosinone capo luogo della delegazione, in guisa chè per andare a Ceprano, o più oltre nel regno di Napoli, fa mestieri, prendere una carrozza a nolo.

Da Valmontone la strada Latina prosegue, prima per una bella valle riccamente imboschita, quindi traversando una pianura silenziosa e deserta fin presso un’antica torre, la quale sorge ai piedi dei monti. Ivi si stacca dalla via maestra una strada secondaria, la quale prima passa il Sacco, quindi porta a Segni. Si cammina sulle prime alture dei monti Volsci, a sinistra sorge Monte Fortunio cupo ed oscuro, a destra si scorge sopra una amena collina Castel Gavignano. La strada che continua a