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S. Agnese, presso piazza Navona. I Pamfili impiegarono buona parte delle loro grandi ricchezze nello innalzare edificii propriamente principeschi; il nipote di Innocenzo X, costrusse presso la porta di S. Pancrazio la villa più grandiosa, e la più bella di Roma, la quale forma oggidi ancora l’ammirazione dei forastieri; fabbricò sul corso uno dei palazzi più stupendi della città, che ora appartiene al principe Doria, e vi allogò la rinomata galleria di quadri che tuttora vi si vede, una delle più cospicue della città. Ed Innocenzo X stesso, innalzò il palazzo Pamfili presso la chiesa di S. Agnese, che venne questa pure riedificata da lui, e fece innalzare sulla piazza Navona dal Bernini la bella fontana, che si può annoverare fra i monumenti migliori di Roma moderna.

Per tal guisa aggiunsero i Pamfili un nuovo carattere alla fisionomia architettonica di Roma, seguendo la via che aveano presa a battere poco tempo prima i Borghesi, ed i Barberini. Qualunque poi sia il giudicio che si voglia portare su quello stile architettonico, non si potrà però a meno di concedere, che ad onta di tutte le sue stranezze ed esagerazioni, porge molto di grandioso e d’imponente, e che segna un punto decisivo, un’epoca nella storia dell’arte; il periodo cioè del lusso baronale, del fiorire di una ricca a splendida aristocrazia. I baroni vestiti di velluto e di raso, oziosi, disutili, sfoggiavano le loro ricchezze, la loro eleganza in quelle ampie e vaste sale, profondendovi il frutto del sudore dei loro poveri coloni. La rivoluzione di Francia prese a combattere col ferro e col fuoco quelle scioperate esistenze, e le ha distrutte per sempre. Nel secolo presente i Papi non hanno più fabbricato. Dopo Pio VI il quale morì esule in Francia nel 1799, non vi fu più nepotismo, ed il palazzo grandioso di suo nipote Braschi, il quale sorge non lontano da quello Pamfili, presso piazza Navona, si è l’ultimo di quelli splendidi edificii di Roma, che i nipoti dei Papi innalzavano a spese del popolo angariato, ed oppresso. Non vi saranno quindinnanzi più nipoti di Papi; non sorgeranno più palazzi Barberini, Bor-