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edificata in origine da Innocenzo III nel 1211 venne ricostrutta per intiero nel 1768; è piccola però ornata di bei marmi, e di sculture. Sulla porta d’ingresso havvi una pittura, la quale ricorda la fondazione della certosa stessa rappresentando Papa Innocenzo, che ne mette in possesso i monaci. Ai due lati della chiesa sono rappresentati il martirio dei Maccabei, e le persecuzioni che i Certosini ebbero a patire in Inghilterra, ai tempi di Enrico VIII. Nel coro bellissimo dei monaci, vi sono le imagini degli apostoli, Mosè che fa scaturire la fonte dalla rupe, e lo stesso miracolo rinnovato da S. Brunone. Non manca neppure la rappresentazione dell’orribile martirio di S. Bartolomeo, patrono dei Certosini.
Maggiore soddisfazione però che la vista di queste pitture moderne, alle quali alla lunga nell’abbondanza si finisce per diventare indifferente; mi procurò il visitatore e percorrere le altri parti della certosa. Il refettorio nel quale si scorgono dipinti i miracoli della moltiplicazione dei pani e pesci, è una vasta e bella sala. Ivi si radunano a mensa comune i monaci nei giorni di festa, imperocchè nelli altri giorni la regola prescrive deva ognuno prendere il suo cibo solo nella propria cella. Mi si fece vedere la cucina vasta e pulitissima, e la panatteria, dove si fabbrica ottimo pane di due qualità, l’una più fina per i monaci, l’altra inferiore per le persone di servizio, e per tutto il numeroso personale addetto allo stabilimento. In una delle corti del monastero havvi un molino, messo in moto da un canale d’acqua derivata dai monti. La cosa però che mi fu più vantata, e della quali i monaci traggono giusto orgoglio si è la farmacia, ed io vi entrai con rispetto uguale a quello che avrei potuto dimostrare entrando in una chiesa. L’associare la cura delle infermità corporali alla cura delle anime, è usanza antica dei monasteri posti in contrade solitarie e deserte; i monaci i quali si dedicano alla medicina, spiegano in quella un impegno ed uno zelo degno del più grande encomio. La natura dei monti invita d’altronde per sè allo studio delle