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ferrario. L’aloe vi cresce in tale abbondanza e di tal bellezza da recare stupore; la strada che del porto mena all’altura su cui scorge Longone, è fiancheggiata tutta quanta ai due lati di piante di quello. Erano al momento in fiore, ed i loro steli che sorgevano diritti a foggia di candelabri, facevano una vista propriamente stupenda. Non avevo mai visti aloe così belli nè in tanta quantità, neanco nelle parti le più meridionali della Corsica, e per rinvenire gli uguali dovevo aspettare in Sicilia, dove un viale di tali piante formato senza regola ed a norma unicamente dei capricci della natura, guida al solitario tempio di Segesta. Oltre gli aloe crescono quivi pure le palme.

Per un ripido sentiero si sale alla fortezza di Longone. Sorge questa sopra l’altipiano di una rupe imponente, e colle sue mura e colle sue torri, in parte diroccate, compare antica e maestosa. La costrussero gli Spagnuoli ai tempi di Filippo IV e di Filippo V. Era cosa strana che questa piccola isola d’Elba in un’epoca appartenesse contemporaneamente a tre diversi padroni; imperocchè nel mentre il principe di Piombino possedeva l’isola Portoferraio venne nel 1537 in potestà di Cosimo de’ Medici, ed il re delle due Sicilie occupava Porto-Longone. Nel 1736 l’Elba e Piombino vennero annessi al reame di Napoli; nel 1801 l’isola fece parte del regno di Etruria, e finalmente nel 1805 venne riunita all’impero francese.

La fortezza deve essere stata validissima, non essendo possibile per la sua posizione signoreggiarla da verune parte. Sorge all’estremità della città propriamente detta, vera immagine di distruzione, di rovina e di abbandono. Buona parte della fortificazione furono fatte saltare in aria nel 1815 per ordine di Napoleone, dopo che ebbe abbandonata l’isola. Del resto ebbe la fortezza a sostenere parecchi assalti nelle guerre tra Francia e Spagna, ai tempi di Lodovico XIV. Un ufficiale della guarnigione toscana, nella cui famiglia gentilissima trovammo per un giorno ospitalità, ci fece vedere quanto vi era degno di attenzione. Egli era comandante della compagnia di disciplina, e seppe