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pore davanti all’imponenza del suo aspetto, e di riconoscere il grande impulso dato da lui alla vita dei popoli, ed alla generale civiltà.
IV.
Ho dato a Cesare quanto spettava a Cesare; ora voglio dare agli Elbani pure quanto loro si appartiene. Sono dessi circa ventimille, popolo pacifico, interamente toscano per usanze, costumi, favella, senza nessuna particolarità nazionale. L’isola è troppo piccola (misura poco più di sette miglia quadrate), troppo vicina alle coste della Toscana, perchè vi si sia potuto sviluppare un carattere nazionale distinto, e proprio. Non esistono costumi Côrsi, in quest’isola cotanto vicina alla Corsica; e venni assicurato, che se nei tempi andati si avveravano alcuni esempi della sete di vendetta cotanto generale in Corsica, oggidì non se ne sente più fare parola. Non è se non ridotto agli estremi, che il bandito côrso cerca rifugio all’Elba dove sa di non potersi manterere. Le due isole hanno però un pregio comune, l’ospitalità.
Gli abitati dell’Elba sono i seguenti: Portoferrario, la fortezza di Longone colla marina di Porto Longone, Marciana colla sua marina, Poggio, Campo Portolivieri, Pila, Sampiero, Rio e la sua marina, e Sant’Ilario.
Le case vi compaiono nere ed oscure al pari di quelle della Corsica, imperocchè sono costrutte del pari con pietre della località. Gli abitati sorgono in generale sulle alture a motivo dei Barbareschi, e sono protetti da torri. Quelli vicino al mare hanno ridotti i seni naturali di questo ad uso di porto, e vi danno nome di marina. Fertile e bella è la valle la quale scendendo dai monti di Marciona a dritta del maggior golfo fino a Porto Longone, attraversa diagonalmente buona parte dell’isola, porgendo un magnifico contrasto colla natura grandiosamente selvaggia dei monti, imperocchè questi sorgono imponenti,