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giore da Giovanni figliuolo di Cosma. Non havvi dubbio che anche questo tabernacolo è opera sua, ed anteriore unicamente di quattro anni, imperocchè l’iscrizione dice:

In isto tumulo requiescunt ossa D. Petri Episcopi
Qui nutrivit D. Bonifacium pap. VIII. Item subtus
Ossa D. Goffredi Caietani comitis Casertani
Item ossa D. Jacobi Caietani hic recondita Kal. Augusti
Anno D. MCCXCIIII.

Sul sarcofago semplicissimo che racchiude le ossa di quei membri della famiglia Gaetani, si scorgono le armi di essa però senza l’aquila, imperochè lo stemma dei Gaetani si compone ordinariamente di uno scudo bipartito in due campi, l’uno dei quali occupato da due strisce serpeggianti, l’altro da un’aquila.

Trovasi pure nella stessa cappella del coro un’altra antichità meritevole di attenzione; vale a dire un’antica e bella immagine della madonna, sotto la quale si legge la seguente iscrizione:

Hoc opus fieri fecit Don Raynald Presbiter
Et Clericus istius Ecclesiæ. Anno Dni
MCCCXXII. mense Martii.

Fu pertanto un dono dello stesso Conti, che fu più tardi Alessandro IV. Del resto pochi ricordi di quei Papi, cittadini di Anagni, rimangono nel duomo di questa città. Appartengono loro gli abiti sacerdotali d’Innocenzo III e di Bonifacio VIII. Il paramentale dell’illustre Innocenzo, è di una bellezza, particolare in stoffa di colore azzurro, riccamente ricamato in oro, ed ornato di pitture rappresentati argomenti tolti dal nuovo testamento, di tale bellezza, che si direbbero appartenere alla scuola di Giotto o del beato Angelico, anzichè ad un epoca anteriore. Di lavoro assai meno fino si è il piviale pesante di Bonifa-