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ad una ristaurazione praticata in fretta, e per pura necessità.

All’interno il duomo è bello ed ampio, non già a forma basilica, ma bensì in quello stilo gotico misto, di cui porge esempio in Roma S. Maria sopra Minerva. Ha tre grandi navate, ed un coro a vôlta alta in forma di croce. Il pavimento di lavoro bizzaro, fu eseguito nel 1226 dal romano Cosmato, a spese del vescovo Alberto e del canonico Rinaldo Conti, che occupò più tardi la sede pontificia, sotto il nome di Alessandro IV. Dal coro si scende nella cripta sotterranea, la quale è bellissima, e meriterebbe una accurata descrizione. Consiste in una vôlta di mediocre altezza, la quale riposa sopra un ordine di colonne. Tanto la vôlta quanto il suolo sono lavorati a mosaico di vari colori, mentre le pareti tutte quante sono coperte di pitture a fresco antichissime, le quali pur troppo hanno sofferto assai, ed in alcuni punti sono a mala pena più visibili. È facile però ancora riconoscere che queste pitture appartengono ad epoche diverse, imperocchè mentre talune di queste composizioni bibliche sono dello stile bizantino il più rozzo, altre sono di gusto migliore, e non mancano teste di bella e graziosa espressione, particolarmente in una composizione le quale rappresenta l’adorazione della Croce, e che sembra appartenere al tempo di Cimabue.

Trovasi in questa chiesa sotterranea la tomba di S. Magno, patrono del Duomo; ed una antica iscrizione accenna, che nel 1231 lo stesso maestro Cosma fu incaricato di rinnovare la tomba del martire. Si scorge pertanto che quella antica famiglia di artisti la quale lasciò tante sue opere in Roma, recavasi pure a lavorare nella città dell’agro romano.

Nella cappella pure del coro, nella navata posteriore, esiste un monumento di quella famiglia di scultori, vale a dire un antico tabernacolo gotico sopra un sarcofago di marmo, il quale a prima vista tosto mi ricordò la tomba del vescovo Consalvo, eretta nel 1298 in S. Maria Mag-